sabato 30 settembre 2017

“Vogliamo una Repubblica democratica europea”






archivio IUniScuoLa


Sono passati 60 anni dal 25 marzo del 1957, il giorno dei Trattati di Roma che istituirono la Comunità Economica Europea, primo nucleo dell’Unione. E a distanza di 60 anni gli europeisti sono profigura di riferimento delnti a rilanciare – con una grande manifestazione a Roma, il 25 marzo – la prospettiva dell’unità europea dal punto di vista non solo economico ma anche politico. «Vogliamo una Repubblica democratica europea, con un governo indicato dai cittadini, che risponda al Parlamento» sintetizza Antonio Longo, direttore dell’Unità Europea, mensile del Movimento Federalista Europeo, e figura di riferimento dell’MFE in provincia.


«Il 25 marzo sta diventando una data importante nell’agenda politica europea: nel 60esimo anniversario dei Trattati di Roma c’è un movimento che rilancia la necessità di chiarire cosa intende fare l’Europa “da grande”» spiega Longo. «Dopo dieci anni di crisi economica, dopo la Brexit e l’avvio della presidenza Trump, l’Europa è chiamata oggi a dare una nuova risposta politica complessiva: deve avanzare, non rimanere ferma come è avvenuto negli ultimi 10 anni. Avanzare significa fare passi in avanti sulla politica estera, sulla Difesa comune, soprattutto sulle risorse fiscali proprie che sono necessarie per sostenere le politiche. Bene, ora i federalisti vogliono portare in piazza la gente per dire che esiste una opinione pubblica che vuole una Europa più unita e solidale, che presuppone il passaggio a una vera Federazione: dobbiamo andare oltre la sovranità sulla moneta, per condividere lasovranità su politica estera e difesa. Vogliamo mostrare, insomma, che sta nascendo un popolo europeo, anche in contrapposizione ai nazionalismi e ai populismi che vogliono invece erigere i muri e isolare i singoli Paesi. Vogliamo una Repubblica democratica europea, con un governo indicato dai cittadini, che risponda a un Parlamento eletto direttamente dai cittadini».


Longo sottolinea che la risposta deve essere istituzionale (con la piena democratizzazione delle istituzioni europee) ma anche incentrata su politiche ambientali, economiche: «Serve un grande new deal europeo su ambiente e ricerca, per una Europa che guardi al futuro. E insieme a sicurezza e a sviluppo, la terza parola necessaria è democrazia: la democrazia nazionale è oggi insufficiente a rispondere alle sfide di oggi, come risposta serve più democrazia nell’Unione».


Longo sottolinea un dato che è diventato sempre più chiaro: mai come nell’ultimo biennio alla dicotomia classica tra sinistra e destra si è sostituita quella tra europeisti e antieuropeisti. È una contrapposizione che ha visto la seconda componente – i «sovranisti» – divenire più forte e vincente. «Se stiamo al mondo politico è chiara la componente degli oppositori: la Lega Nord, il Movimento 5 Stelle e una parte della destra. Un fronte che risponde a parole d’ordine semplificate e inattuabili, pronunciate forse nella consapevolezza che non si tratti di proposte fattibili ma di strumenti elettorali. A partire dall’uscita dall’Euro: non si può uscire dalla seconda moneta al mondo, per ritrovarsi con una moneta esposta alle oscillazioni».


D’altra parte alla forza e capacità attrattiva delle forze populiste (o più genericamente euroscettiche) fa da contraltare la crisi evidente di molte delle principali forze europeiste di centrosinistra e centrodestra, della tradizione popolare e liberale e di quella socialdemocratica. «Il fronte europeista è oggi incerto: in Italia nel Pd si è ripreso a discutere di Europa, ma credo in modo confuso,anche  positivo che Renzi si sia esposto chiedendo delle primarie per designare il candidato socialista alla Presidenza Commissione Europea. Qualcuno inizia a capire che è ora di investire per creare veri partiti europei».


All’estero si attendono prove elettorali importanti… «Certamente interessante è la situazione della Francia, con un candidato europeista come Macron che cresce nei sondaggi e potrebbe essere lo sfidante di Marine Le Pen. È un dualismo che taglierebbe fuori le categorie di centrosinistra e centrodestra: la partita si giocherebbe per la prima volta tra europeisti e sovranisti, come preconizzava Spinelli nel manifesto Per un’Europa Libera e Unita.  E come è avvenuto anche in Austria, la scelta tra le due opzioni diventa chiara e necessaria: quando si pone la domanda al popolo, la gente accoglie il messaggio, riemerge la voglia di una Europa più forte».


C’è poi il caso della Germania, dove la scelta europeista è meno in discussione, ma in cui l’intera Europa si gioca molto sul piano delle scelte economiche… «Si voterà in autunno. Diventerà interessante una sfida con due campioni europeisti, certamente con scelte diverse dal punto di vista economico e del rigore. Ma se noi europeisti vinciamo nelle elezioni precedente, a que punto quelle tedesche non saranno elezioni drammatiche, ma tra due visioni simili: una più proieattata verso il rilancio, l’altra più orientata al risanamento».


Anche dalla provincia di Varese partiranno pullman diretti a Roma per la giornata del 25 marzo. Qui trovate varie informazioni sull’evento.


di Roberto Morandi roberto.morandi@varesenews


 

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