sabato 30 novembre 2013

Attribuzione alla regione di maggiori poteri in materia di istruzione

«Continua il dibattito sul nostro dossier con le 6 idee per rilanciare la scuola»
«Centinaio (Lega) a Tuttoscuola: Basta con lo Stato padrone»

Ecco l'opinione del capogrupppo del Carroccio in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, Gian Marco Centinaio

Abbiamo letto con molto interesse le vostre sei proposte. Noi riteniamo che  i governi Monti prima e 
Letta poi, non abbiamo affrontato come una priorità la riforma della scuola. Anche l'ultimo decreto del ministro Carrozza, nulla fa concretamente per dare un vero impulso al settore. Penso ad esempio alle 'briciole' concesse alla ricerca. L'Italia è purtroppo anni luce distante dai paesi europei nell' ambito della ricerca per non parlare di Stati Uniti e Asia. Il punto focale della nostra idea di scuola resta però il federalismo anche per l'istruzione, a demandare quindi alle regioni i poteri oggi ancora dello stato, al fine di apportare un drastico risparmio delle spese improduttive per destinarle al miglioramento dell'offerta scolastica e alla ricerca. 

FEDERALISMO SCOLASTICO La Lega Nord ha da sempre individuato nel sistema ministerial-burocratico il concreto impedimento al decollo di una politica scolastica responsabile, in cui le risorse umane e finanziarie siano utilizzate e finalizzate alla promozione della scuola quale valore sociale irrinunciabile. Si è scelto dunque di conseguire questo obiettivo con la devoluzione delle competenze in materia d’istruzione,dallo Stato agli Enti territoriali; il tempo quindi dello Stato padrone della società, di cui la scuola è l’espressione basilare, è scaduto, ed è giunto il tempo del ribaltamento dei ruoli. Con il federalismo, infatti, la democrazia partecipativa territoriale si coniugherebbe con le istituzioni locali, fornendo un validissimo e fondamentale sostegno ad una organizzazione così complessa e variegata quale quella scolastica.Non è passato molto tempo da quando le nostre idee in materia di istruzione regionalizzata facevano sorridere o indignare gli interlocutori delle altre forze politiche. Ora di queste proposte si discute sui giornali, nelle aule parlamentari e regionali, e persino nelle assemblee sindacali. La Lega Nord ha dimostrato dunque, la bontà delle sue idee e della sua politica, soprattutto in materia di federalismo e di decentramento dei poteri. L'unica vera riforma che ci auspichiamo è quella costituzionale dell'articolo 117 affinché le Regioni attivino la competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie: assistenza e organizzazione sanitaria,organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici di formazione, definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione, polizia locale.
In questa prospettiva, gli  Enti  locali e regionali avrebbero  un ruolo chiave da svolgere nella fornitura di servizi in materia di istruzione e formazione; si renderebbe così disponibile una struttura per l'apprendimento fino all’età pensionabile  attraverso l'erogazione di servizi di educazione prescolastica, scolastica, per giovani,adulti e comunità. Va anche segnalato che gli stessi Enti sono in grado di garantire l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita offrendo servizi in tutti i settori di loro competenza, quali l'edilizia abitativa, i servizi sociali, le attività artistiche e del tempo libero, offrendo opportunità di crescita autonoma e di partecipazione alla società civile grazie ad attività educative di tipo socioculturale.Inoltre, nelle zone di loro competenza costituirebbero spesso le maggiori fonti di occupazione. Si trovano pertanto in una posizione particolarmente adatta a mettere a punto iniziative, condividere le buone pratiche su scala regionale e fornire una guida al resto del settore commerciale. Sul fronte dell'istruzione, della formazione, delle politiche della gioventù e dell'occupazione occuperebbero una posizione unica che ne farebbe il centro delle iniziative a favore di un'Europa della conoscenza. Dato il loro ruolo strategico, dovranno essere in grado di fungere da "intermediari", guidando organizzazioni diverse verso forme di parternariato fondate su strategie di formazione anche non convenzionali, e di avviare la realizzazione di misure atte a favorire l'accesso alle nuove tecnologie;inoltre potranno creare condizioni favorevoli alla crescita economica nel territorio di loro competenza.

  • Attribuzione alla regione di maggiori poteri in materia di istruzione
Anche sotto il profilo relativo all’istruzione, la piena attuazione del Titolo V della Costituzione esige di procedere in due direzioni:
la prima è quella dell’art. 117 della Costituzione, che chiarisca le competenze normative tra Stato e Regioni e l’articolazione delle funzioni amministrative, operi il trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie, disponga un riparto delle dotazioni organiche del personale sulla base del principio del costo standard, integri le basi dati e i sistemi informativi;
la seconda è l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni di particolare autonomia, come previsto dall’art. 116 della Costituzione. A Costituzione invariata, le Regioni avrebbero la possibilità di attuare un percorso per superare il centralismo in materia di istruzione, garantendo comunque un’offerta pubblica qualificata.
• Gli obiettivi da raggiungere sono molteplici: garantire la continuità didattica; superare le graduatorie e i concorsi centralisti per docenti e dirigenti scolastici, passando gradualmente ad un sistema che valorizzi il reclutamento condotto dalle istituzioni scolastiche sulla base di albi e abilitazione regionale, con graduatorie e concorsi regionali, ed ottenere così un rafforzamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
• Si deve puntare a una scuola che tenga conto delle reali necessità del territorio e, quindi, prevedere una collaborazione sistematica tra realtà formative e il mondo del lavoro per orientare i programmi didattici alle necessità lavorative dell’area di appartenenza, potenziando anche gli strumenti di alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato. Non è più plausibile al giorno d’oggi da un lato avere migliaia di  inoccupati poiché impreparati alle richieste che il territorio avanza loro e dall’altra parte aziende che non trovano sul mercato professionalità corrispondenti alle loro esigenze produttive ed organizzative.

Cooperazione con le università e il MIUR
Nella passata legislatura passata è stata approvata una norma che permette alla Regione di interloquire con Università e Ministero per la programmazione, organizzazione e verifica di specifici corsi di laurea o insegnamenti particolari necessari al territorio. Con questa norma, in base alle reali necessità del territorio, l’assessore di competenza potrà cooperare con le università al fine di fornire specifiche competenze agli studenti, competenze che potranno poi essere spese immediatamente sul territorio.

• Le Regioni devono anzitutto impegnarsi per una seria politica di diritto allo studio che premi veramente «i capaci e i meritevoli», incentivando tesi innovative, ricerche applicate o team che sviluppino idee e progettualità con ricadute economiche sul tessuto produttivo lombardo.
• Per questo le Regioni devono guardere con favore alla creazione di network tra università italiane e straniere e alla simbiosi tra aziende e poli scientifici, in modo da puntare ad attrarre sul nostro territorio le migliori intelligenze.

  • Rafforzamento del sistema doti
Oggi il sistema dote, in tutte le sue forme, garantisce a numerosissimi utenti uno strumento fondamentale per l’istruzione, la formazione e il lavoro: dal Buono Scuola per la libertà di scelta educativa, alle varie forme di sostegno al reddito per le famiglie in difficoltà nell’acquisto di materiale didattico, al premio per gli studenti che hanno ottenuto i migliori risultati durante l’anno scolastico, fino ai voucher che garantiscono la possibilità di seguire corsi di formazione per disoccupati o inoccupati che vogliono rendersi “più spendibili” nel mercato del lavoro. Sfortunatamente il sistema, anche a causa dei crescenti tagli ai trasferimenti statali e della crisi economica, sta subendo negli ultimi anni notevoli difficoltà di accesso e di utilizzo.
• Per questi motivi le Regioni devono impegnarsi per una migliore selezione e individuazione dei beneficiari e, laddove possibile, aumentare le dotazioni finanziarie, in particolare quelle legate al merito, e tenendo sempre in maggiore considerazione gli eventuali carichi familiari. Inoltre dovrà rafforzare i sistemi di accreditamento e di controllo dei soggetti coinvolti nell’offerta formativa per meglio concentrare le risorse a vantaggio degli utenti che ne hanno veramente bisogno.
• Infine, sempre basandosi sul sistema dote e degli stage, le Regioni devono impegnarsi a incentivare la creazione di scuole-bottega, che permettano ai giovani, e non più giovani, di avvicinarsi ad un mestiere e farlo proprio.

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