venerdì 19 giugno 2015

San Fele24ore: IMU SAN FELESI RESIDENTI NEL MONDO PER MOTIVI DI L...

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LUCANI IN SVIZZERA condividono decisione Comune di San Fele “Il Comune di San Fele, con delibera di Giunta n. 80 dell'8 giugno 2012, ha stabilito che l'abitazione dei residenti all'estero dei cittadini del proprio comune é riconosciuta come prima casa purché non locata”.

ALLEGATO ALLA DELIBERA CONSILIARE N. 38 DEL 30/06/2012 PUNTO N. 6: “DETERMINAZIONE ALIQUOTA E DETRAZIONI IMPOSTA MUNICIPALE UNICA”. Illustra il punto il proponente. Leonardo DI LEO L'IMU è un'imposta un po' travagliata perché ogni 5-6 giorni hanno cambiato prospettiva. Dato che la determinazione dell'aliquota e detrazione è materia del Consiglio Comunale, la Giunta ha solo espresso una volontà che serviva per predisporre la relazione previsionale e programmatica e il bilancio pluriennale ed annuale al Consiglio, però chi decide effettivamente quale è l'aliquota e quali sono le detrazioni è il Consiglio in questa seduta. Quindi la proposta della Giunta è la seguente: l'aliquota è al 6 per mille per le abitazioni principali e relative pertinenze, che è quella obbligatoria per legge, e il 9.80 per mille per gli altri immobili, ad eccezione di quelli della categoria D. Poi c'è un'altra possibilità un po' controversa, cioè quella di considerare abitazione principale quella non locata, ma tenuta a propria disposizione, nel caso di residenti all'estero. In questo modo però gli incassi del Comune si riducono. Cons. Donato SPERDUTO La Giunta ha approvato la delibera n. 80 con questa proposta e noi oggi la confermiamo per due ragioni, cioè per un fatto politico e poi perché comunque si può sempre modificare entro settembre. Leonardo DI LEO Inoltre noi abbiamo avuto qualche sollecito da parte di chi ha una seconda casa ma non vi abita, cioè di pagare l'aliquota base dello 0,76, che va per metà allo Stato e per metà al Comune. Cons. Donato SPERDUTO Io sono disponibile ad accettare questa proposta, anche se la delibera di Giunta non lo prevede, perché ci sono molte persone che vivono fuori e vengono a San Fele magari per 15 giorni all'anno e noi già facciamo pagare loro la TARSU al 75%. Allora direi di fare in modo che il 3,8 comunque vada allo Stato e noi prendiamo il rimanente 3,8 che, rispetto all'ICI dell'anno scorso, è un po' superiore. Leonardo DI LEO Non è superiore, però considerato che sono aumentate del 60% le rendite, è chiaro che sulle seconde case l'incasso è notevole. Cons. Donato SPERDUTO Io direi di fare in modo che per i ricoverati in case di cura e per i residenti all'estero si rispetti quanto stabilito dalla delibera, che può sempre essere modificata entro settembre. Leonardo DI LEO Allora la proposta è questa: l'aliquota per l'abitazione principale e relative pertinenze è del 6 per mille, mentre è del 9,80 per gli altri immobili ad eccezione di quelli di categoria D (4,60 per mille); per i residenti all'estero le abitazioni non locate ma tenute a propria disposizione vengono considerate abitazioni principali. Si stabilisce poi di predisporre le modifiche al regolamento comunale approvato con delibera n. 28 del 24 maggio 2012. Per chi stabilmente risiede nelle case di cura, la casa di proprietà rimane abitazione principale, ma questo è stato stabilito anche per legge, a meno che non sia locata. Ass. Mauro CERONE Io non sono certo del fatto che noi possiamo considerare prima casa quella degli emigranti, perché c'è un passo nella circolare del Ministero che abolisce la distinzione tra residenza anagrafica e dimora e contempla un'unica categoria che è quella di chi vive stabilmente. Io dico, quindi, di verificare attentamente questo aspetto, altrimenti noi facciamo un danno. Leonardo DI LEO Il criterio per pagare l'IMU rispetto all'ICI è cambiato perché mentre prima si faceva riferimento allo stato anagrafico, ora oltre allo stato anagrafico formale bisogna considerare anche quello sostanziale e quindi non solo la residenza, ma anche l'abitazione principale. Ora, leggendo i commenti di coloro che hanno letto anche le relazioni parlamentari, si evince che per i non residenti sarebbe stata preclusa fin dall'origine questo fatto; allora, per i residenti all'estero iscritti all'AIRE, in base all'interpretazione data da tutti i commentatori in maniera unanime, la distinzione tra residenza e dimora non ci dovrebbe essere perché è chiaro che dimorano all'estero per più di sei mesi all'anno. Cons. Donato SPERDUTO Io voglio leggere la circolare del Ministero a pag. 18: “Il riconoscimento da parte del legislatore della possibilità per i Comuni di considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta da anziani e disabili e da cittadini italiani residenti all'estero comporta che, nel caso in cui venga esercitata tale facoltà, sull'imposta versata non deve essere computata la quota riservata allo Stato, di cui al comma 11, art. 13 del decreto legislativo 211, poiché quest'ultima norma esclude espressamente l'anzidetta quota dell'abitazione principale e relative pertinenze”. Leonardo DI LEO Per il momento chi sta all'estero paga come seconda casa. Cons. Donato SPERDUTO Però nella delibera di Giunta è detto il contrario, dando un indirizzo. Leonardo DI LEO Attualmente è previsto che per chi risiede all'estero viene considerata seconda casa e paga lo 0,76. Cons Donato SPERDUTO Voi non avete sbagliato: è una facoltà che vi ha dato la legge e voi l'avete applicata in quel modo. Leonardo DI LEO Ma la Giunta non ha nessun potere in materia di aliquote e detrazioni per l'IMU. Cons. Donato SPERDUTO Però avete dato un indirizzo. Leonardo DI LEO C'è un'altra possibilità: se per le seconde case noi mettiamo il 9,80, possiamo far rimanere l'aliquota base dello 0,76 per i residenti all'estero, perché c'è anche questa possibilità. Cons. Donato SPERDUTO Attenzione, qua ci sono vari problemi e io vorrei capire se l'atto di indirizzo della delibera di Giunta è quello di considerare le abitazioni dei residenti all'estero prima casa. Leonardo DI LEO Sì, però la delibera non ha alcun valore giuridico. Cons. Donato SPERDUTO Vorrei sapere chi ha votato questa delibera, perché esiste anche un problema politico dal momento che i Socialisti si sono allontanati, e allora lasciamo la delibera così com'è e poi, se la dobbiamo modificare, possiamo farlo entro settembre. Sindaco Gerardo FASANELLA Proprio perché la norma non è chiara, nel momento in cui abbiamo deliberato questa proposta da portare in Consiglio comunale le notizie che a noi erano pervenute erano che per i residenti all’estero i Comuni avevano facoltà di rendere le abitazioni prima casa e quindi mantenere l’aliquota al 6 per mille, cioè il beneficio che noi davamo ai residenti all’estero era di non versare il 9,8, di cui il 3,4 allo Stato, ma solo il 6 per mille al Comune. Quindi era un’agevolazione che noi facevamo a loro e il Comune non ne risentiva in termini di cassa. Leonardo DI LEO La stragrande maggioranza non paga niente vista la detrazione dei 200 euro: noi abbiamo fatto un po’ di calcoli ed è così. Ass. Mauro CERONE Tutti vogliamo agevolare i residenti all’estero, ma il problema è se questo Consiglio che approva questo deliberato e il Responsabile del settore alla fine non creano un danno erariale all’ente e questo è un aspetto importante. Ci sono molti Comuni che si stanno ricredendo su questo perché è esposto nel decreto, dove viene eliminata la distinzione tra dimora e residenza anagrafica. Quindi io direi di dare mandato al Ragioniere di prendere informazioni presso la Corte dei Conti e, se le cose stanno così, possiamo anche procedere in questo senso. Leonardo DI LEO Il Consiglio comunale su questo punto è sovrano: quello che si decide si applica. Cons. Donato SPERDUTO Esistono vari problemi perché innanzitutto i cittadini che hanno già pagato lo hanno fatto in base all’atto di indirizzo della Giunta. Leonardo DI LEO Ma non è legale, perché la legge dello Stato dice che si deve pagare in due o tre rate all’aliquota base per ogni cosa. E la volontà della Giunta in questo caso non vale niente. Cons. Donato SPERDUTO Gli altri Comuni non hanno fatto proprio pagare ai residenti all’estero. Leonardo DI LEO E hanno sbagliato e la responsabilità è del contribuente, non della Giunta o del Consiglio perché la legge prevede che intanto si paghi l’aliquota base e poi il Comune farà i regolamenti. Se in Consiglio si approva questa delibera, nel momento in cui la pubblichiamo tutti chiederanno il rimborso. Cons. Donato SPERDUTO Ma non lo devono chiedere a noi, perché il 3,8 è stato versato allo Stato. Leonardo DI LEO No, se chiedono il rimborso, il Comune deve pagare. Cons. Donato SPERDUTO Ma chi ha pagato ha fatto il modello F24 direttamente al Ministero, per cui il Comune non c’entra. E se il patronato ha fatto pagare erroneamente, non c’entra il Comune. Leonardo DI LEO Di quello che è stato versato, metà va allo Stato e metà al Comune. Se l’ente stabilisce un’agevolazione che intacca la quota dello Stato, paga l’ente: così è. Cons. Donato SPERDUTO Ma noi oggi stiamo deliberando e non sappiamo cosa hanno fatto i cittadini: noi da oggi in poi rispondiamo di quello che abbiamo fatto. Leonardo SPERDUTO Però, una volta approvato, se il cittadino dice che ha pagato di più, vuole il rimborso. Cons. Donato SPERDUTO Ma ha pagato di più perché l’ha voluto autonomamente, ma noi oggi stiamo deliberando. Leonardo DI LEO No, perché tutti i rapporti attivi e passivi li gestisce il Comune. Lo Stato, una volta che ha incassato, non vuole sapere più niente. Cons. Donato SPERDUTO Noi siamo eventualmente responsabili in base a quello che votiamo oggi e da questo momento in poi, non per quello che hanno fatto prima i cittadini che, autonomamente, senza nessuna delibera, hanno pagato. Leonardo DI LEO Purtroppo non è così perché i rapporti attivi e passivi fanno capo al Comune: lo Stato si limita ad incassare la sua parte e poi tutte le agevolazioni sono di competenza del Comune. Cons. Donato SPERDUTO La delibera ora deve uscire così e poi, tra venti giorni, la modifichiamo, dopo aver chiesto il parere alla Corte dei Conti: se ci diranno che si crea danno erariale, torniamo in Consiglio. Noi non possiamo recare danno a chi sta qua per agevolare chi sta all’estero. Allora, considerato che c’è stato un atto di indirizzo della Giunta e siamo in fase di approvazione del bilancio, io direi di confermare quella volontà come Consiglio, visto anche che i Socialisti si sono allontanati perché non c’è stata una riunione di maggioranza. Se poi il Capo settore si rende conto che arrechiamo un danno, si torna in Consiglio e si modifica il regolamento. Pres. Donatello ANNICCHIARICO La parola al consigliere De Carlo. Cons. Donato DE CARLO Visto che c'è stata una delibera di Giunta e viste le varie situazioni, io direi di votarla e poi, se dovremo intervenire, lo faremo, anche perché sono assenti i Socialisti e non possiamo approvare una cosa diversa. Se poi ci accorgiamo che c'è qualche errore, sistemeremo dopo la questione, però la delibera è stata votata dalla Giunta e oggi è stata portata in Consiglio, per cui la dobbiamo approvare. Cons. Donato SPERDUTO Prima di tutto noi non facciamo una delibera contro l'ente, perché diciamo che per i residenti all'estero è considerata prima abitazione e quindi tutto quello che pagano va al Comune. Ora bisogna capire se va considerata seconda casa e se c'è un maggior gettito, tolto quello che va allo Stato, rispetto a quello che ci sarebbe se fosse considerata prima casa: in quel caso andrebbe tutto al Comune, con l'abbuono dei 200 euro. Può darsi che con le rendite aumentate del 60%, noi incassiamo di più considerandole prima casa, perché in quel caso andrebbe tutto al Comune. Noi dobbiamo fare quello che prescrive la circolare, poi il Ragioniere farà gli accertamenti e se c'è danno erariale, dobbiamo provvedere. Intanto in Consiglio dobbiamo dire che prendiamo atto e ci adeguiamo alla circolare del comma 10, art. 13. Se rinviamo questo punto non approviamo neanche il bilancio perché è tutto propedeutico; non ho capito cosa c'è di strano nell'approvare ora la delibera e poi magari la modifichiamo a settembre, anche perché l'hanno votata anche i Socialisti. Se poi si verificherà che c'è danno erariale, io sarò il primo a dire che va modificata, però oggi confermiamola attenendoci alla circolare, che facciamo nostra nel regolamento, perché noi non siamo legislatori. Ass. Adriano FASANELLA E' scritto in maniera chiara che per abitazione principale si intende l'immobile iscritto o ascrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare in cui il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Nel caso dei residenti all'estero, costoro risiedono anagraficamente? Leonardo DI LEO Ma non c'entra, perché questo vale per i residenti in Italia, mentre per coloro che vivono all'estero, se iscritti all'AIRE, è diverso. Cons. Donato SPERDUTO La circolare dice che il Consiglio comunale può decidere se considerarla prima casa o no e allora il Ragioniere andrà a fare l'indagine e se ci sarà danno erariale, si tornerà in Consiglio e si dirà che la volontà politica era quella ma tecnicamente non è possibile, per cui a quel punto modificheremo la delibera. Ass. Adriano FASANELLA E allora si deve dare mandato al responsabile dell'Ufficio Ragioneria di verificare se ci siano i presupposti o meno. Cons. Donato SPERDUTO Noi oggi dobbiamo votare applicando il regolamento con una volontà politica. Leonardo DI LEO Però non è così perché se ci hanno dato questa possibilità, significa che automaticamente chi è residente all'estero viene considerato come dimorante, altrimenti non avrebbero proprio previsto l'assimilazione. Cons. Donato SPERDUTO Noi svolgiamo un ruolo politico e non ci possiamo permettere di dire cosa ci va bene e cosa no, però dobbiamo difendere la politica di Giunta perché altrimenti dal punto di vista politico è meglio che ci ritiriamo, perché i Socialisti hanno lamentato che non sono state fatte riunioni di maggioranza. Noi diciamo di andare avanti perché abbiamo una responsabilità che va oltre il 31 ottobre, oppure se abbiamo paura dobbiamo ridurre tutto. Io direi di fare quanto diceva il Ragioniere, che non prevede neanche un centesimo di aggravio per l'ente. Ass. Mauro CERONE Noi come atto di indirizzo politico diciamo che possono avere questa agevolazione, fermo restando che bisogna attenersi alla circolare per il fatto di considerarle prime o seconde case. Allora, ferma restando la volontà del Consiglio di riconoscere le agevolazioni previste, io propongo di attenerci, per quanto riguarda la distinzione tra abitazione principale e secondaria, alla circolare ministeriale. Pres. Donatello ANNICCHIARICO Votiamo la proposta dell'assessore Cerone. Voti favorevoli? All'unanimità. Votiamo anche l'immediata eseguibilità dell'atto. Voti favorevoli? Come sopra


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giovedì 18 giugno 2015

Tasse: i rincari IMU, TASI e IRPEF per le aziende

L'analisi della CGIA Mestre sulle tasse che pesano maggiormente sul bilancio aziendale, dagli aumenti alla tassazione sugli immobili strumentali nel passaggio da ICI a IMU e TASI a IRES, IRAP e IVA.

IMU e TASI hanno comportato un raddoppio delle tasse su negozi, uffici e capannoni: è la stima effettuata, con riferimento agli anni tra il 2011 e il 2014, effettuata dall’Ufficio studi della CGIA Mestre. L’ultimo anno di applicazione dell’ICI (il 2011) le entrate per i Comuni con riferimento agli immobili strumentali sono state di circa 5 miliardi di euro, mentre nel 2014 (con IMU e TASI) hanno superato i 10 miliardi di euro.

Tasse immobili strumentali

Più in particolare si sono registrati i seguenti aumenti:
  • +142% per uffici e studi privati;
  • +137% per negozi e botteghe;
  • +107% per laboratori di arti e mestieri;
  • +101% per gli istituti di credito;
  • +94% per gli immobili a uso produttivo.
In termini assoluti a generare le entrate maggiori sono stati:
  • i capannoni (categoria D) per i quali nel 2011 il prelievo era stato di 3,17 miliardi, salito del +94% nel 2014, per un totale di 6,15 miliardi di euro;
  • i negozi e le botteghe artigiane, con una variazione del +137% (da 809 milioni a 1,9 miliardi di euro);
  • gli uffici e gli studi professionali, che passano dai 545 milioni dell’ICI a 1,32 miliardi di euro di TASI e IMU (+142%);
  • i laboratori passano da 228 milioni a 473 milioni di euro (+ 107%).
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Da precisare che:
  • i calcoli non hanno tenuto conto delle detrazioni previste legge, ovvero della deducibilità dal reddito di impresa, totale per la TASI e del 20% per l’IMU;
  • per ciascuna tipologia di imposta è stata utilizzata l’aliquota media risultante dall’analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia;
  • per ogni tipologia immobiliare la rendita catastale media è stata ricavata dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate.
Il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, spiega:
«Tendenzialmente i sindaci hanno mantenuto relativamente basso il livello di tassazione sulle prime case, innalzando, invece, quello sugli immobili ad uso produttivo e sulle abitazioni diverse dalla principale. Insomma, hanno fatto cassa sulle spalle degli imprenditori, sfruttando le situazioni più surreali che la legge ha dato origine, come, ad esempio, l’applicazione dell’IMU su alcune tipologie di macchinari. Una vera e propria follia».

Aumenti IRPEF, IRES, IVA, IRAP

Ma, diversamente a quanto accade per le famiglie, a pesare maggiormente sui bilanci aziendali non sono IMU e TASI quanto piuttosto le ritenute IRPEF dei dipendenti e dei collaboratori, che ammontano a quasi 10,4 miliardi di euro. Ci sono poi:
  • l’IRES, che porta via alle società di capitali ben 9,1 miliardi di euro;
  • l’IVA, con 6,8 miliardi di euro;
  • l’IRAP, con 4 miliardi di euro.
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Nel complesso gli italiani, solo nel mese di giugno, hanno pagato 49,74 miliardi di euro di tasse tra IMU, TASI, TARI, IVA, addizionali IRPEF, IRES, IRAP. La pressione fiscale in Italia, non è una novità, è dunque sin troppo onerosa per imprese e famiglie:
«Pur sapendo che la scadenza di giugno è tradizionalmente una delle più impegnative dell’anno – fa notare il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – 50 miliardi di euro è una cifra da far tremare i polsi, anche se rispetto all’ultima rilevazione che avevamo compiuto una quindicina di giorni fa, c’è una grossa novità. L’Amministrazione finanziaria ha concesso una proroga alle aziende e alle partite IVA che sono sottoposte agli Studi di Settore. Queste ultime, pertanto, hanno la possibilità di slittare i pagamenti delle imposte dirette entro il prossimo 6 luglio».
Fonte: CGIA Mestre.

mercoledì 10 giugno 2015

Licenziamento per assenze ingiustificate

La Corte di Cassazione spiega quando il licenziamento per assenze ingiustificate è illegittimo: le motivazioni e tutti gli esempi pratici caso per caso, alla luce della normativa.

La Corte di Cassazione spiega in quali casi il licenziamento è illegittimo se il datore di lavoro non riesce a dimostrare, nella loro materialità, le assenze ingiustificate del lavoratore: l’onere della prova sulla sussistenza della giusta causa o del giustificato motivo è infatti a carico dell’azienda, mentre al dipendente spetta la possibilità di giustificare il proprio comportamento o le connessioni a cause non legate alla propria volontà (Sentenza 7108/2014). Nel caso esaminato, l’azienda aveva fatto ricorso alla Cassazione lamentando la violazione dell’art. 5, L. 604/1966 sui licenziamenti individuali e contestando la mancata considerazione delle assenze ingiustificate rispetto alle quali il lavoratore non era stato in grado di discolparsi. Tuttavia, non era stata in grado di dimostrare le assenze contestate (es.: relazioni tecniche, documenti, dichiarazioni testimoniali, ecc.), se non attraverso la loro indicazione nell’atto di contestazione disciplinare.

=> Licenziamento: quando è possibile con il nuovo art. 18

Normativa sul licenziamento

Il licenziamento disciplinare avviene in seguito a comportamenti colposi o dolosi del lavoratore, tanto gravi da compromettere il vincolo fiduciario e quindi non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro. Il licenziamento per giusta causa è previsto dall’art. 2119 c.c. e si realizza in presenza di un comportamento talmente grave da impedire la prosecuzione del rapporto nemmeno a titolo provvisorio, in questo caso l’inadempimento avvenuto è di una gravità tale da non poter essere sanzionato in altro modo se non con il licenziamento.
Esempi: rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione lavorativa / insubordinazione; rifiuto a riprendere il lavoro dopo visita medica che ha constatato l’insussistenza di una malattia; lavoro prestato a favore di terzi durante il periodo di malattia, se tale attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al lavoro; sottrazione di beni aziendali nell’esercizio delle proprie mansioni (specie se fiduciarie); condotta extralavorativa penalmente rilevante ed idonea a far venir meno il vincolo fiduciario.

=> Licenziamento per giustificato motivo

Il licenziamento per giustificato motivo può essere soggettivo o oggettivo: nel primo caso si ha “un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro», mentre nel secondo abbiamo “ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa» (art 3 legge n. 604/1966). Il giustificato motivo soggettivodi licenziamento deve riguardare l’accadimento di un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del lavoratore, tale da autorizzare il datore di lavoro a recedere dal contratto rispettando, a differenza del caso della giusta causa, un periodo di preavviso.
Esempi: abbandono ingiustificato del posto di lavoro; minacce, percosse; reiterate violazioni del codice disciplinare di gravità tale da condurre al licenziamento e malattia (superamento del periodo di comporto).
Tornando al caso analizzato di assenza ingiustificata, un’ampia giurisprudenza ha spiegato che questa può essere causa di licenziamento solo in base a un principio di proporzionalità. Di conseguenza la valutazione del mancato adempimento va commisurata alle mansioni che il lavoratore svolge e a come la sua assenza rileva sulle attività dell’azienda. Inoltre va considerata la gravità di quanto commesso, quanto sia stato intenzionale, la proporzione tra i fatti e la sanzione irrogata, che può essere quella massima (licenziamento) solo se in seguito a quanto commesso viene meno il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore. Nel caso di specie è necessaria la presenza, per giustificare il licenziamento, di un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali tale da non consentire la prosecuzione, neppure provvisoria, del rapporto di lavoro.
Appare evidente che l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro, che non provochi però il blocco del lavoro stesso o un danno grave per l’attività produttiva di per sé non può costituire causa di licenziamento.

lunedì 8 giugno 2015

I nuovi mercati di città

Dopo Bologna, Firenze e tante capitali internazionali anche Milano scopre i banchi del mercato, gli orti aromatici, le panetterie "a vista": un richiamo irresistibile per turisti e non solo
Rivoluzione verde, popolare, a portata di mano (ma non sempre di portafoglio) in città. Grazie a Expo 2015 e al fermento che ha portato, Milano si arricchisce ogni giorno di nuovi posti dove mangiare, trovare ristoro, conoscere e assaggiare prodotti tipici italiani o internazionali. E, ulteriore buona notizia, spesso in spazi che aspettavano da tempo di essere riqualificati.
I nuovi mercati di città
Il progetto più bello è sicuramente quello del Mercato  Metropolitano (mercatometropolitano.it), in via Valenza 2, che grazie a Expoincittà Unaproa (Unione nazionale produttori ortofrutticoli agrumari e frutta in guscio), nei circa 15mila mq degli ex magazzini della ferrovia di Porta Genova ha portato banchi e botteghe alimentari che vendono cibo e bevande, alcuni prodotti DOP e IGP, rispecchiando nel modo più accurato possibile la filosofia della filiera corta. Oltre allo spazio al coperto, dove si trova anche un negozio dove acquistare alimenti ma anche libri e accessori per la cucina, nell'area circostante ci sono un grande mercato di frutta e verdura, orti di erbe aromatiche, stand dove fare l'aperitivo, foodtruck e perfino il cinema all'aperto gestito da Arianteo (spaziocinema.info). A fine giornata Banco Alimentare recupera da Mercato Metropolitano le eccedenze alimentari e le mette a disposizione delle famiglie più bisognose, una notizia che forse può far digerire più volentieri i prezzi a volte molto alti, unica nota dolente di questa realtà.
I nuovi mercati di città
A Milano dovrebbe essere imminente anche l'apertura del rinnovato Mercato di Piazza Santa Maria del Suffragio, il cui bando è stato vinto da Davide Longoni, panificatore artigiano (panificiodavidelongoni.com) e autore del volume "Il senso di Davide per la farina", manuale-bibbia di chi vuole realizzare pane e dolci a base di pasta madre. Qui sono previsti un panificio, una pizzeria, uno shop generale, una gelateria, una macelleria, un negozio di frutta e verdura e uno spazio per incontri culturali.
Posizione invece già prestigiosissima e centrale per il progetto, firmato Autogrill, ll Mercato del Duomo (ilmercatodelduomo.it), aperto da maggio e realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG) di Pollenzo che ha selezionato prodotti e alcune eccellenze lombarde come la panetteria Grazioli di Legnano e la pasticceria C'era una torta... di Seregno. Qui in 3000 metri quadrati su quattro livelli si traduce in seriale e riproducibile il mercato caratteristico, con banchi dedicati a prodotti come pane, carne, pesce, e con filosofie di consumo molto diverse, dal fast-food allo slow. In questa sede il 3 giugno 2015 ha aperto anche Spazio, ristorante-laboratorio della scuola di formazione di Niko Romito (Niko Romito Formazione), dove si possono mangiare tre piatti firmati dallo chef abruzzese a soli 40 euro.
Dopo gli esempi di successo di Firenze dove ha aperto, un anno fa, il Mercato Centrale a San Lorenzo e del Mercato di Mezzo di Bologna, anche Milano quindi ha capito che uno dei modi più conviviali, piacevoli e in effetti benefici per l'economia locale, per trattenere in un territorio i turisti (ma anche gli stessi cittadini) è quello di mettere "pezzi da novanta" italiani, come tipicità, artigianalità, regionalità, nella belle vetrina del "genuino e naturale" che è diventata tanto di moda negli ultimi anni. Il turista assennato, e con disponibilità economica, accurato come un selezionatore di personale nello scorrere il curriculum del candidato, si sofferma sempre più sul volto gastronomico di una città, vagliando non solo ristoranti e locali tradizionali, ma anche mercati e botteghe dove mangiare e acquistare un pezzo della sua esperienza sensoriale, che sia stata un vino, una pizza, un olio d'oliva.
I nuovi mercati di città
L'Italia comincia a fare i primi passi n questa direzione, colmando questo vuoto non tanto di prodotti, quanto di strutture e comunicazione, che ci separava da esempi come il Borough Market di Londra (boroughmarket.org.uk), il San Miguel di Madrid (mercadodesanmiguel.es) o ilTorvehallerne di Copenaghen (torvehallernekbh.dk), al quale si è aggiunto lo scorso aprile nel quartiere di Vesterbro, in un edificio prima utilizzato esclusivamente da macellai e venditori all'ingrosso, il mercato settimanale Kødbyens Mad & Marked (koedbyensmadogmarked.dk).
Realtà che sono ancora fonte d'ispirazione, per pulizia e chiarezza di comunicazione e immagine coordinata, aspetti ancora troppo sottovalutati da noi, in nome del genio creativo (o campanilismo, forse) italico. 
I nuovi mercati di città