Rivoluzione verde, popolare, a portata di mano (ma non sempre di portafoglio) in città. Grazie a Expo 2015 e al fermento che ha portato, Milano si arricchisce ogni giorno di nuovi posti dove mangiare, trovare ristoro, conoscere e assaggiare prodotti tipici italiani o internazionali. E, ulteriore buona notizia, spesso in spazi che aspettavano da tempo di essere riqualificati.
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Posizione invece già prestigiosissima e centrale per il progetto, firmato Autogrill, ll Mercato del Duomo (ilmercatodelduomo.it), aperto da maggio e realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche (UNISG) di Pollenzo che ha selezionato prodotti e alcune eccellenze lombarde come la panetteria Grazioli di Legnano e la pasticceria C'era una torta... di Seregno. Qui in 3000 metri quadrati su quattro livelli si traduce in seriale e riproducibile il mercato caratteristico, con banchi dedicati a prodotti come pane, carne, pesce, e con filosofie di consumo molto diverse, dal fast-food allo slow. In questa sede il 3 giugno 2015 ha aperto anche Spazio, ristorante-laboratorio della scuola di formazione di Niko Romito (Niko Romito Formazione), dove si possono mangiare tre piatti firmati dallo chef abruzzese a soli 40 euro.
Dopo gli esempi di successo di Firenze dove ha aperto, un anno fa, il Mercato Centrale a San Lorenzo e del Mercato di Mezzo di Bologna, anche Milano quindi ha capito che uno dei modi più conviviali, piacevoli e in effetti benefici per l'economia locale, per trattenere in un territorio i turisti (ma anche gli stessi cittadini) è quello di mettere "pezzi da novanta" italiani, come tipicità, artigianalità, regionalità, nella belle vetrina del "genuino e naturale" che è diventata tanto di moda negli ultimi anni. Il turista assennato, e con disponibilità economica, accurato come un selezionatore di personale nello scorrere il curriculum del candidato, si sofferma sempre più sul volto gastronomico di una città, vagliando non solo ristoranti e locali tradizionali, ma anche mercati e botteghe dove mangiare e acquistare un pezzo della sua esperienza sensoriale, che sia stata un vino, una pizza, un olio d'oliva.
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Realtà che sono ancora fonte d'ispirazione, per pulizia e chiarezza di comunicazione e immagine coordinata, aspetti ancora troppo sottovalutati da noi, in nome del genio creativo (o campanilismo, forse) italico.
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