Il Parlamento si appresta a deliberare in via definitiva sulla revisione costituzionale. È prevedibile che in autunno tutti saremo chiamati a esprimerci con un Sì o con un No. In vista del referendum sono già molto alti i toni del contrasto tra i fautori del No, che si vogliono opporre al tentativo di deformare la "Costituzione più bella del mondo" e i fautori del Sì, che dichiarano la necessità di una riforma che colmi le "troppe lacune di un testo ormai invecchiato".
I partiti, i movimenti, i gruppi di interesse stanno già mostrando di voler usare il referendum come campo di battaglia per uno scontro politico e ideologico le cui ragioni vanno spesso oltre i contenuti della riforma. Molti intellettuali si schiereranno con l'una o con l'altra posizione e discuteranno sul raccordo tra la riforma e promesse di futuro benessere collettivo - per chi sosterrà il Sì - ovvero tra la riforma e scenari distruttivi, reazionari e autoritari - per chi sosterrà il No. Quest’impostazione manichea, purtroppo non nuova, non favorisce il dibattito pubblico e non rende un buon servizio all’elettorato e al Paese.
Dopo due anni di ampio e serrato confronto parlamentare, che tuttavia non ha raggiunto il cuore del Paese, il ruolo dei costituzionalisti e degli studiosi delle istituzioni pubbliche è quello di esaminare il testo nel merito e nel dettaglio, verificandone la coerenza con l’ispirazione e i principi della Costituzione del 1947. Su questa base essi potranno discutere, anche alla luce del più generale "momento costituzionale" dell'Unione europea, degli strumenti di attuazione di cui ci sarà bisogno, se il testo della riforma verrà approvato, ovvero delle inevitabili ripercussioni nel complessivo contesto costituzionale, se la riforma verrà respinta. Solo un simile atteggiamento potrà permettere a quella particolare categoria di intellettuali che fanno della Costituzione e delle istituzioni il loro oggetto di studio di fornire un reale contributo alla discussione che si avvia nel Paese e che durerà nei prossimi mesi.
Gli studiosi che firmano questo testo, pur distanti per opinioni personali e politiche e consapevoli che alla fine si esprimeranno con un Sì o con un No, sono fermamente convinti che solo dal reciproco ascolto possano nascere soluzioni utili per la collettività. Anche come cittadini della nostra Repubblica che quest'anno celebra i suoi 70 anni, essi ritengono che il loro compito, in ragione delle loro specifiche conoscenze, consista nel fornire all'opinione pubblica, alle forze politiche, al Paese, un quadro delle soluzioni in campo e delle conseguenze che ne possono derivare, e agli elettori strumenti per orientare in modo informato, personale e responsabile le proprie decisioni nel referendum, al riparo dallo scontro politico contingente.
21 marzo 2016
L’appello si può sottoscrivere mandando una mail all'indirizzo riformereferendum@gmail.com indicando nome, cognome, qualifica ed ente di appartenenza
Piattaforme online dedicate al mondo del lavoro: ecco una selezione di siti web che offrono opportunità di impiego, supportando le imprese nel processo di assunzione e i privati nel trovare lavoro.
Sono state selezionate da Mind the Bridge le start-up che, attraverso i propri siti web, rendono più facile reperire offerte di lavoro e candidati per i posti di lavoro offerti in Italia. I 14 progetti in ambito Job e Recruitment – selezionati tra centinaia di candidati a seguito della open call lanciata a dicembre 2015 – partecipano alla due giorni di Openjobmetis, per individuare eventuali partner con cui avviare percorsi di collaborazione commerciale e/o strategica (licensing di tecnologie o integrazioni/partnership).
I progetti selezionati fanno capo a start-up che hanno realizzato piattaforme online che si occupano di validare le skill dei candidati, supportare le imprese nei processi di assunzione o valutare la compatibilità tra candidato e azienda e il suo inserimento in un team specifico. Vediamole nel dettagli.
Debut (http://debut.careers) è una piattaforma pensata da Michele Trusolino appositamente per l’inserimento attivo nel mondo del lavoro di studenti e neolaureati.
Eggup
Eggup (https://www.eggup.net), piattaforma avviata da Cristian De Mitri, permette di valutare la compatibilità del candidato con l’azienda a cui dovrebbe unirsi e che permette la creazione di team ad alto potenziale.
Employerland
Employerland (http://www.employerland.it) di Gabriele Lizzani rivoluziona le modalità di incontro tra aziende e candidati proponendo una piattaforma di gaming.
Filmjob
Filmjob (filmijob.com) di Alejandro Manuel López Garrido, soluzione per la gestione delle risorse umane, consente analizzare dati e competenze dei candidati da inserire in azienda e fornisce la possibilità al selezionatore di effettuare interviste video asincrone e testare attitudini per il perfetto inserimento nel team.
Geek and job
Geek and job (orange job – geekandjob.com) di Rodolfo Laneri è una piattaforma che mette in contatto le migliori aziende TECH con sviluppatori, web designer, data scientist e online marketer.
Glickon
Glickon (Glickon.com/corporate) di Filippo Negri consente, grazie ad un algoritmo specifico, di testare e validare le skill dei candidati diminuendo il time-to-hire e aumentando l’accuratezza della selezione.
Hiredgrad
Hiredgrad (hiredgrad.com) di Andrea Bonaceto è una piattaforma pensata per i neolaureati, permettendo loro di incontrare direttamente aziende interessate ai loro profili durante eventi organizzati ad hoc da organizzazioni studentesche o partner.
iLevels
La piattaforma iLevels (http://ilevels.it) di Guglielmo Del Giudice fornisce alle aziende tutti gli strumenti necessari ad avviare il processo di assunzione: dal job posting alla gestione dei colloqui.
In-recruiting
In-recruiting (In-recruiting.com) di Matteo Cocciardo consente di gestire tutte le attività di che riguardano il processo di assunzione, dalla ricerca dei candidati fino all’effettivo inserimento in azienda.
Jobyourlife
Jobyourlife (Jobyourlife.com) di Andrea De Spirt è pensato per creare un matching perfetto fra domanda e offerta di lavoro, permettendo alle aziende di individuare i candidati ideali in pochi secondi e inviare loro delle proposte
Just Knock
Just Knock (justknock.it) di Marianna Poletti mette in contatto diretto i candidati con importanti aziende partner della piattaforma per autocandidarsi, proporre idee e mostrare il proprio talento.
Le Cicogne
Le Cicogne (Lecicogne.net) è un’applicazione che mette in contatto le famiglie con aspiranti babysitter in modo facile e sicuro.
Meritocracy
Meritocracy (https://meritocracy.is) di Riccardo Galli è una piattaforma di employer branding che unisce domanda e offerta di lavoro e consente alle aziende di selezionare i migliori candidati.
Refermeplease
Refermeplease(Refer-me-please.com) di,Ireland Kevin Bosc, è un social network che si propone di migliorare il processo di selezione dei candidati, facendo affidamento sulle valutazioni interne degli stessi dipendenti e utilizzando i programmi di referall. Per approfondimenti, clicca qui
Pressione fiscale in Italia al 43,6%, al quarto posto nella UE: con un sistema di tassazione europeo il contribuente italiano risparmierebbe 557 euro l'anno: dati e analisi.
Un Superministro europeo e un sistema fiscale comunitario avrebbero un impatto positivo sul contribuente italiano, che alla fine pagherebbe meno tasse: secondo la CGIA di Mestre,il risparmio pro-capite sarebbe di 557 euro l’anno, 34 miliardi di euro in termini complessivi. Come si arriva a questi numeri? Effettuando un calcolo puramente teorico e ipotizzando un’armonizzazione dei sistemi fiscali dei 19 paesi dell’Euro. La pressione fiscale media dell’Eurozona è infatti pari al 41,5% del PIL, che significa 557 euro di tasse in meno rispetto al carico fiscale italiano: è quindi questa la cifra di risparmio medio per contribuente se ci fosse un sistema di tassazione europeo.
In pratica, è stata misurata la pressione fiscale di tutti i paesi dell’Eurozona e sono stati quantificati i maggiori o minori versamenti rispetto all’Italia: in base a questo metodo, è stato calcolato quanto si pagherebbe di tasse se agli Italiani fosse applicato il carico fiscale medio europeo.
Il carico fiscale italiano è pari al 43,6%, al quarto posto nella classifica dei paesi della moneta unica, mentre sul podio ci sono Francia (48,1% del PIL) Belgio (47,3%) e Finlandia (43,9%). In termini assoluti, il contribuente francese paga 1.195 all’anno di tasse più di un Italiano, il belga 982 euro, il finlandese 80 euro. Livello fiscale pari a quello italiano in Austria, mentre in tutti gli altri paesi si pagano meno tasse. Il paese più conveniente è la Lituania (27,7% del PIL e 4.221 euro in meno per contribuente all’anno rispetto all’Italia).
Altri dati: in Italia si pagano 1.141 euro di tasse in più all’anno per contribuente rispetto alla Germania, 1248 euro in più rispetto alla Grecia, 2.389 in più rispetto alla Spagna. Dalla lettura di questi dati, commenta Renato Mason, segretario CGIA Mestre,
«emerge una forte correlazione tra il livello di centralismo e la pressione tributaria. Vale a dire che la quantità di imposte, tasse e tributi che i contribuenti versano in percentuale del PIL è direttamente proporzionale al grado di centralismo fiscale».
Qui il discorso si complica, perché bisognerebbe analizzare il meccanismo fiscale di ogni singolo paese paragonando tasse dovute allo stato centrale e fiscalità regionale. Comunque sia, si può sottolineare che in Italia il federalismo fiscale ha comportato un aumento delle tasse, dovuto soprattutto alla crescita delle imposte locali.
Secondo il coordinatore dell’Ufficio Studi della CGIA, Paolo Zabeo, per pagare meno tasse il Governo dovrebbe agire
«sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica, tagliando sprechi, sperperi e inefficienze della macchina pubblica. Quanto è stato fatto in questi anni va nella direzione giusta, ma è ancora insufficiente. Inoltre, questa operazione dovrà essere realizzata in fretta, visto che entro la fine di quest’anno bisognerà sterilizzare l’ennesima clausola di salvaguardia di 15 miliardi, altrimenti dal 1° gennaio 2017 scatterà con un sensibile aumento delle aliquote IVA».
Il candidato al Campidoglio: "Destra e sinistra? I partiti hanno tutti fallito"
di GIOVANNI GAGLIARDI
Marchini, candidato sindaco al Comune di Roma, è ospite di Stefano Cappelllini a Repubblica Tv. La prima domanda è sulla identità politica di erede di una famiglia di costruttori battezzata "Calce e martello" per i legami del capostipite con il vecchio Pci, al quale regalarano Botteghe oscure: "Io mi muovo nel solco ideologico delle 4 libertà della Am-Lire - è la risposta di Marchini -. Libertà di religione di parola dal bisogno e dalla paura. Ho votato repubblicano la prima volta e poi per persone alle quali mi riferivo. Noi abbiamo avuto a destra il fascismo, ma la posizione di Storace nel sociale oggi è più a sinistra di Renzi. Io credo ci sia la necessità di ridefinire un problema di identità. Dobbiamo costruire una nuova fase. Nessuno di noi deve rinnegare la propria identità politica, io propongo di arricchirla di una nuova esperienza mettendo insieme civismo e politica. Abbiamo contribuito a mandare via Marino perché era il nosto mestiere di opposizione. La società civile non è un mito e ha il dovere di ossigenare la politica".
Corsa al Campidoglio, videoforum con Alfio Marchini - l'integrale
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Rom. Marchini ha parlato della questione dei rom: "Io ho una posizione chiara e netta: non sono razzista, però se ci sono persone che vengono in Italia con il presupposto di delinquere e che mandano i propri figli a delinquere ciò non è sopportabile". I rom, sottolinea Marchini, "sono persone che per la grandissima parte, per loro identità, hanno difficolta ad integrarsi. Penso che si debba togliere l'acqua ai piranas, a quelli che vengono qui per delinquere - conclude -. Una volta fatto questo rimarranno solo quelli che vengono qui per lavorare e comportarsi bene".
Sicurezza. "Abbiamo una rete trasversale di parlamentari che ci appoggia e giovedì in Senato presenteremo un ddl sulla sicurezza: un quadro di insieme che affronti i temi dell'accattonaggio, della contraffazione, della prostituzione, del rovistaggio" e il ddl avrà al centro la "sicurezza partecipata", dice il candidato a sindaco. "I cittadini devono essere coinvolti nel Comitato per l'ordine e la sicurezza", continua. "La presentazione avverrà con due persone che ci stanno aiutando - aggiunge - il generale Ugo Marchetti, ex vice comandante della guardia di finanza ed ex vicesindaco di Palermo, e l'attore Riccardo De Filippis, uno degli attori di punta di Romanzo Criminale (nella fiction interpretava il ruolo di "scrocchiazeppi" ndr)".
Marchini: "Destra o sinistra? I partiti hanno tutti fallito"
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Corruzione. "A Roma hanno trasformato i nostri diritti in privilegi. C'è una quantità di gente importante che lucrano e vivono su questo sistema di corruzione. In questo Paese non mancano le leggi anticorruzione, manca la volontà di applicarle", dice Alfio Marchini. "Noi abbiamo le idee chiare e c'è una differenza con chi verrà qui a fare campagna elettorale - ha spiegato Marchini - noi abbiamo onorato le speranze dei nostri elettori, gli altri hanno tradito la vostra fiducia"..
Poteri forti. Marchini parla anche dei dubbi sui suoi supporter: "La sinistra in questi 25 anni si è fatta dare uno spartito dalla tv: si ragiona solo per immagini. Il nuovo stadio della Roma è stato presentato da un costruttore (Luca Parnasindr) che stimo e io sono della Roma, ma ho votato contro. Noi abbiamo fatto scoppiare lo scandalo di Affittopoli. C'è un problema identitario: io dico non rinunciate alla vostra identità, ma votate per una lista civica".
Roma, Marchini: "Io amico dei costruttori? Ho detto no allo stadio. Totti? Lo capisco..."
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Totti. Il candidato sindaco non si è sottratto ad una domanda sulla polemica che ha coinvolto il capitano della Roma Francesco Totti e l'allenatore Luciano Spalletti: "Io come è noto ho fatto sport per tanti anni, so che serve una disciplina mentale assoluta. Posso quindi immaginare lo stato d'animo di Totti che a quasi 40anni deve ancora rinunciare a mangiare, deve allenarsi. In più lui, che quando diede il famoso calcio a Balotelli disse di averlo fatto perché 'm'ha fatto rosica', è fatto in questa maniera. Quindi è comprensibile che una persona che ha dato alla città cuor, gambe, caviglie, ginocchia, possa dire una parola di troppo. Così come capisco Spalletti che vuole far rispettare delle norme, ma bisogna tutelare le bandiere che abbiamo, che sono un valore. Poi credo sia il momento in cui chi è più forte - Spalletti - deve essere più generoso e rispettare un campione".
Rifiuti. "Spendiamo 130-160 euro a tonnellata per portare fuori i rifiuti. Oggi Roma non è in grado di smaltire la differenziata. Abbiamo speso moltissimi soldi per i cassonetti quando in giro per il mondo ci sono i cassonetti interrati. Se si guarda il piano industriale di Ama non c'è una lira per investimenti. Occorre investire per la differenziata. Il sistema così non va".
Ballottaggio. L'ultima domanda di Cappellini è sul ballottaggio: "Chi voterebbe Marchini nel caso la sua lista non arrivasse al secondo turno?": "Oggi abbiamo tutte le condizioni per arrivare davanti - dice l'imprenditore -. Non mi preoccupo chi appoggiare al secondo turno. La mia preoccupazione è per quei romani
che si recheranno alle urne e il 5 marzo all'Auditorium di Santa Cecilia presenteremo il nostro piano in modo che il cittadino possa aver chiaro cosa va a votare. Io voglio che i romani si concentrino ad entrare nel merito. Non si facciano convincere da divisione fra destra e sinistra, voglio che entrino nel merito. Morassut ha ragione: si deve entrare nelle questioni di merito a prescindere da destra e sinistra. Oggi la dice lunga che Giachetti e il Pd non abbiano un programma".
Il 2 febbraio 2016, sul sito web del presidente del Consiglio europeo, è stata pubblicata la lettera che Donald Tusk aveva appena inviato ai membri del Consiglio europeo, i capi di Stato e di governo dell’Europa dei 28, contenente la sua proposta di un “new settlement”, una “nuova intesa”, come si legge nella versione italiana, idonea a mantenere il Regno Unito nell’UE. L’espressione “nuova intesa” riecheggia testualmente la formula “new settlement”, utilizzata da David Cameron nella lettera a Tusk del 10 novembre 2015. Implica, al contempo, per un verso, il dato sostanziale dell’idea di “accomodamento” tra opposte posizioni, di modalità idonea a risolvere una disputa e, per altro verso, il dato formale dell’accordo di diritto internazionale, cui consegnare la soluzione di compromesso raggiunta... (segue) leggi tutto
In piena campagna elettorale, sulla giostra dei candidati manca ancora qualcuno che arriverà non appena “il burattinaio” avrà deciso quali marionette utilizzare.
I candidati si spendono all’unisono, bilanciando i giri delle figure retoriche, ora con vestiti “casual” sul trattore rosso, adatto ad una gita nelle campagne milanesi, con una maglietta “green” e slogan a favore del recupero della Milano rurale; ora sulla carrozza con “smoking e cilindro” e tanto di “cocchiere” devoto all’aristocrazia milanese sempre pronta ad organizzare una festa in favore dei poveri, con tanto di servizio al tavolo e paparazzi pronti ad immortalare il candidato con il vassoio in mano; poi di corsa per sedersi sul romantico cavallo “ a mò “ di cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a battersi a favore delle nobili cause, fino alla dissacrante discesa “agli inferi” alla ricerca di un drago da uccidere negli androni delle case popolari.
Trasudano umanità, redenzione, passione per le umane verità, indignazione davanti al degrado delle periferie, sicurezza in mezzo alla povera gente, disinvoltura davanti ad un microfono.
“Stanchi” , corrono a rinfrancarsi in una “location” dove ritrovare la serenità, circondati dI bella gente pronta a rincuorarli con gli slogan più appropriati e le frasi di rito, strette di mano e sorrisi.
Domina la satira del conformismo nelle loro figure, la distanza che essi stessi non riescono a vedere perché ciechi di retorica, sazi di frasi fatte come “ la coscienza democratica ”, “ la consapevolezza della sofferenza altrui ”, “ la lotta al degrado ”, “ la sicurezza nei quartieri periferici ”, “ meno immigrati ” , “ più posti di lavoro ” e via dicendo.
Niente di nuovo, niente di vecchio, la noia assoluta, assistiamo storditi alla rotazione della giostra facendo “selfie” al passaggio del candidato preferito, cliccando i tanti “mi piace” secondo il livello di stress personale, convinti di essere i protagonisti del presente, del passato e del futuro salvo la mancanza “del segnale” oramai divenuta insopportabile.
L’amara verità di ciascuno contrapposta a una “società dominante” , a una “classe politica” inadeguata e virtuale, individualista, spesso auto celebrativa sui pulpiti delle conventions elettorali e negli #astag .
Quante azioni post elettorali faranno, soprattutto i perdenti ?
Quanti di Loro sapranno impegnarsi nel perseguire i decantati proclami ?
Quanti useranno la loro capacità e la loro esperienza per migliorare la vita della gente ?
Sapranno realizzare l’ideale urlato dai microfoni durante la campagna elettorale ?
Li vedremo ancora servire i poveri con tanta convinzione e devozione essi stessi perdenti ?
Vedremo ancora “i big” nelle periferie spendersi per progettare “ la grande bellezza “ ?
“La signorìa scende per le strade perché è rimasta senza servitù, sa dove andare a cercar ristoro, "all’ora del desìo" volge le spalle e si ritira nei bastioni, le luci illuminano il selciato, l’anatra è servita sulla grande tavola con del buon vino, il camino và scoppiettando, lieta è la compagnia di un rosolio e di una buona lettura, tutto sembra andare per il meglio, a Sant’Ambrogio scocca “l’ora delsidereo”… è notte… sogni d’oro.
L’ufficio di statistica britannico ha diffuso ieri i numeri sull’immigrazione nel paese . Il dato è semplice e banale: nell’anno che va dal marzo 2014 al marzo 2015 il governo conservatore britannico aveva previsto una quota di ingressi di 100mila persone e, invece, ne sono entrate 300mila. Tre volte tante. Due terzi degli immigrati sono persone con un lavoro o in cerca di occupazione, un quinto sono studenti. La larga maggioranza viene dall’Europa, al primo posto rumeni e polacchi, poi con 64mila unità, gli italiani. Il dato fa riferimento alle persone che hanno completato l’iter di registrazione e l’ottenimento di un numero di National Insurance (l’equivalente, in termini di identificazione della persona, del nostro codice fiscale). Il dato insomma non riguarda gli ingressi ma le persone stabilizzate e non è quindi preciso se parliamo di flussi migratori.
Il ministro dell’immigrazione conservatore James Brokenshire ha spiegato che i numeri sono “deludenti” e ribadito che l’impegno del governo è ridurre i flussi in entrata. Eppure, dopo una legislatura di governo Cameron l’immigrazione tocca livelli record (pari all’anno di boom 2005) e l’emigrazione – le persone che tornano a casa – continua invece a scendere.
Dai dati diffusi dal bollettino di statistica britannico si evincono due cose. Innanzitutto nessun governo conservatore è in grado, come nessun altro governo, di fermare l’immigrazione. Nemmeno quella economica – che i numeri diffusi riguardano quella e non le richieste di asilo. Qualsiasi promessa facciano Cameron, Farage, Le Pen o Salvini, la questione migrazioni resta sul piatto, è un grande tema difficile da gestire, che pone interrogativi e sfide, ma non si cancella con uno slogan populista.
La seconda questione riguarda i 64mila italiani. Si tratta di un dato enorme che evidenzia una tendenza costante degli ultimi anni. Il rapporto “Italiani nel mondo” 2014 della fondazione Migrantes rileva che nel 2013 (ultimi dati disponibili) gli italiani trasferitisi all’estero erano 94.126 italiani – nel 2012 erano 78.941 – una variazione in un anno del +16,1%. La Gran Bretagna era il primo paese di destinazione e contava 13mila presenze. Sono passati due anni e, sebbene le statistiche non siano immediatamente confrontabili tra loro, possiamo senza meno dire che i flussi in uscita dal Paese sono ancora in aumento. Ovvero, l’Italia resta un Paese di emigrazione.
Che si tratti di giovani laureati e professionisti del nord ovest in cerca di un lavoro e di retribuzioni adeguate alla loro formazione – cosa che in Italia non trovano – o di persone che cercano un lavoro qualsiasi perché in Italia non ne hanno, o ancora di persone che sfruttano la lunga catena migratoria italiana, magari facendosi chiamare dai loro familiari, il dato è quello. Nel 2011 i residenti all’estero erano 4 milioni 100mila persone e a fine 2013 poco meno di 4 milioni e 500mila. Stando alle statistiche britanniche il numero cresce ancora.
Chissà se presto Nigel Farage comincerà a prendersela, oltre che con i famigerati idraulici polacchi, con i camerieri (o gli ingegneri) italiani. E che presto, sui manifesti sui muri britannici, qualche partito di destra non cominci a dipingere gli italiani come Salvini&Company oggi dipingono i rifugiati e gli immigrati. Più di qualche decennio fa, quando gli italiani emigravano a milioni, li dipingevano come nelle vignette qui sotto.