Senza ricambio generazionale è a rischio la qualità dei servizi forniti dall’Inps. Il tempo medio di erogazione delle prestazioni rischia di passare da 50 giorni nel 2014 a a 117 giorni nel 2016. L’allarme – stando a quanto ha appreso e reso noto l’Adnkronos – è contenuto nel piano triennale dell’Istituto di previdenza approvato lo scorso aprile. Il piano sottolinea i progressi compiuti dall’Istituto nel processo di riorganizzazione a seguito dell’accorpamento di Inpdap e Enpals, e indica le direttrici di sviluppo per i prossimi anni.
Una specifica attenzione viene posta alla riorganizzazione delle strutture dirigenziali, dei processi informatici e della gestione del patrimonio. Il piano propone anche un confronto con i principali Enti previdenziali europei. Tornando alla qualità dei servizi offerti ai cittadini il piano evidenzia che nel triennio 2014-2016 acquisiranno i requisiti per il pensionamento 2.405 unità determinando un calo del 7,5% rispetto alla consistenza di gennaio 2014.
Una flessione che si aggiunge ai 3.000 dipendenti che hanno lasciato l’Istituto negli ultimi 24 mesi e che con le attuali limitazioni normative potrà essere integrato solo con circa 500 assunzioni. Inevitabile la ripercussione sui servizi: “il peggioramento dell’indice di giacenza – si legge nel piano industriale – non incide esclusivamente sui tempi di definizione delle prestazioni ma genera un peggioramento su tutti i livelli di servizio e i tempi di risposta dell’Ente assicuratore. In particolare nell’area dei contributi, il peggioramento delle giacenze è causa di rallentamenti significativi nell’accertamento e recupero dei crediti contributivi con palesi riflessi sulle entrate dell’Istituto”.
Nel triennio 2014-2016 – si precisa nel piano – si configura uno scenario in cui viene “superato il limite massimo di produttività pro-capite media mensile del personale” determinando una “oggettiva difficoltà nel mantenimento della qualità dei servizi erogati ai cittadini connessa soprattutto all’aumento delle giacenze e al prolungamento dei tempi di risposta”. Una situazione resa ancor più difficile dalla crescita dell’età media del personale destinata a passare da 52,6 anni nel 2014 a 57,7 anni nel 2020.
Perciò, ad avviso dell’Inps, per mantenere i livelli di servizio, occorre tornare ad una politica attiva del turnover prevedendo nel triennio interessato dal piano l’assunzione di 2.000 unità aggiuntive all’interno delle aree di produzione portando cosi le nuove assunzioni nel triennio a 2.500 unità. Il piano ridisegna l’organizzazione dell’Istituto tenendo conto dei processi di integrazione con Inpdap ed Enpals e delle norme sul contenimento delle spese di funzionamento. Le funzioni di livello dirigenziale generale passano da 56 a 35, a cui si aggiungono 14 funzioni di livello generale con competenze trasversali interfunzionali a termine.
A livello territoriale la nuova organizzazione prevede il progressivo adeguamento in funzione dell’evoluzione delle caratteristiche dell’utenza, il mantenimento di livello di presidio del territorio adeguati e l’evoluzione verso i servizi di orientamento e consulenza. Nel dettaglio le strutture in cui si articola l’Istituto passano da 71 a 64. Le funzioni di livello dirigenziale generale scendono da 56 a 35 più 14, mentre quelle di livello dirigenziale non generale presso le strutture centrali e regionali sono e restano 15. Le posizioni apicali, senza considerare le funzioni con competenze trasversali non funzionali a termine, si riducono pertanto del 29%. Il piano raccoglie a pieno le indicazioni della spending review. La contrazione delle spese di funzionamento nel triennio ammonta a 515,7 milioni l’anno. Nel 2014 il risparmio aggiuntivo in confronto al 2013 è di 180 milioni. Le spese di funzionamento complessive vengono fissate 4,4 mld nel 2014, 4,37 mld nel 2015 e 2016. Infine nel raffronto con gli Enti previdenziali europei l’Inps mostra una percentuale di spesa di amministrazione pari al 2,55% sotto la media dei 28 paesi Ue (-0,46%) e dei 17 paesi dell’area euro (-0,78%).
Inps: 800 mila accessi al giorno a sito web
“Il sito web dell’Inps ha sviluppato 800mila accessi al giorno”. Così ha recentemente dichiarato Marco Barbieri, direttore ufficio stampa e comunicazione dell’Inps, intervenendo al Forum Pa in un incontro sulla trasparenza comunicativa. “Per fortuna – ha spiegato il dirigente dell’Ente assicuratore – i nostri contatti durano pochissimo, a dimostrazione che il cittadino-utente riesce a ottenere una risposta ai propri bisogni in poco tempo”. Riferendosi poi agli interventi normativi a sostegno della trasparenza, Barbieri ha fatto notare che, “se non esiste una relazione tra Pa e cittadini concreta, ogni intervento normativo diventa un impiccio”.
“L’obiettivo fondamentale – ha sostenuto – è quello di creare un vero e proprio ciclo di ascolto, perché non basta la consultazione web, ma si richiede una capacità di interlocuzione che accompagni il cittadino”. “La relazione con l’Inps e, in generale, con la pubblica amministrazione – ha puntualizzato Marco Barbieri – deve essere semplice all’origine e non semplificata dal sito web. Senza dimenticare la fiducia che alimenta il processo virtuoso Pa-cittadini, con l’obiettivo di avere un sentimento nazionale che equilibri i rapporti tra trasparenza e privacy”.
Anche per Carlo Flamment, presidente Formez Pa, “è importante il rapporto di trasparenza e fiducia che si instaura con i cittadini”. Lo ha non a caso precisato rammentando in particolare il ‘Tavolo sulla trasparenza comunicativa’, istituito lo scorso anno presso il dipartimento della Funzione pubblica. “Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti: noi dobbiamo rispondere sempre – ha ricordato Flamment – alle richieste del cittadino. E con ‘Linea Amica’ – ha proseguito – siamo riusciti a rispondere alle richieste degli utenti. Il contact center gratuito della Pa italiana, dal 2009 ad oggi, ha gestito direttamente oltre 1 milione e 200mila contatti, fornendo assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione a centinaia di migliaia di cittadini.
E oltre 200 milioni di contatti della rete di 1.320 uffici pubblici organizzati nel network. ‘Linea Amica’ conta circa 6.000 operatori ma – ha avvertito il presidente Formez Pa – non è più sufficiente un giudizio positivo sull’attività, dobbiamo aiutare a cambiarla, continuando a portare i servizi on line a disposizione del cittadino rendendoli più fruibili”. E proprio “l’impegno di ‘Linea Amica’ – ha opportunamente evidenziato in proposito Antonio Sorgi, direttore degli Affari della presidenza della giunta regionale Abruzzo – è stata essenziale in occasione del terremoto dell’Aquila: una comunicazione fondamentale per gli sfollati che si sono trovati in un’improvvisa situazione di disagio”.
“‘Linea Amica’ – ha infatti rimarcato Sorgi – ha dato risposte ai cittadini e al territorio, cercando di far riprendere una vita normale a una struttura messa a dura prova dal sisma”. Dello stesso avviso si è detto anche Antonio Alessandro, capo unità coordinamento della Segreteria generale del ministero degli Affari esteri. “Come Farnesina – ha rilevato – condividiamo la trasparenza, vista come strumento di comunicazione migliore per il cittadino. Per noi la trasparenza – ha chiarito – è un concetto bifronte: da una parte la vediamo come una casa di vetro con l’attività di contrasto alla corruzione, dall’altra come un vincolo finalizzato a una migliore fornitura del servizio”. L’alto dirigente ministeriale, illustrando l’attività di comunicazione della Farnesina, ha poi descritto “i siti delle nostre sedi diplomatiche estere, strutturati in lingua italiana e locale, in modo da avvicinarsi il più possibile ai cittadini del territorio”. “Ovviamente al di là del sito web – ha chiosato – non possiamo dimenticare il contatto telefonico con i nostri connazionali e, soprattutto, quello ‘di persona’ con coloro che non accedono ai servizi in rete”.
Inps, Cig: ore autorizzate a maggio in calo
A maggio il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate è stato di 96,4 milioni, con una diminuzione del 3,9% in confronto allo stesso mese del 2013 (100,4 milioni di ore). Lo ha recentemente reso noto l’Inps che spiega come il calo sia totalmente imputabile agli interventi di cassa integrazione ordinaria e in deroga. I dati destagionalizzati, inoltre, evidenziano rispetto ad aprile 2014 una variazione congiunturale pari al -1,7% per il totale degli interventi di cassa integrazione. Dall’analisi delle singole tipologie di intervento si rileva che le ore di cassa integrazione ordinaria (Cigo) autorizzate a maggio sono state 22,2 milioni, mentre un anno prima, nel mese di maggio 2013, erano state 35,7 milioni: di conseguenza, la variazione tendenziale è pari a -37,9%. In particolare, la variazione tendenziale è stata pari a -41,2% nel comparto industria e -28,1% nel settore edilizia.
Le variazioni congiunturali calcolate sui dati destagionalizzati registrano per il mese di maggio 2014 un decremento pari al -1,5% in confronto al mese precedente. Il numero di ore di cassa integrazione straordinaria (Cigs) autorizzate a maggio è stato pari a 62,3 milioni, con un rialzo del 31,4% rispetto al maggio 2013, nel corso del quale sono state autorizzate 47,4 milioni di ore. In confronto ad aprile 2014, invece, si riscontra una variazione congiunturale, calcolata sui dati destagionalizzati, pari a +12,1%. Passando infine agli interventi in deroga (Cigd), che come noto risentono degli stanziamenti ridotti, sono state 12,0 milioni le ore autorizzate a maggio 2014, con un decremento del -30,5% rispetto al maggio 2013, mese nel quale erano state autorizzate 17,2 milioni di ore. In questo caso, la destagionalizzazione dei dati evidenzia una variazione congiunturale pari al -35,8% in confronto al precedente mese di aprile.
Domande di disoccupazione in calo ad aprile
Ad aprile sono state presentate 91.090 domande di ASpI, 29.048 istanze di mini ASpI, 269 richieste tra disoccupazione ordinaria e speciale edile e 8.888 domande di mobilità, per un totale di 129.295 istanze di accesso alle prestazioni di sostegno al redito, l’8,8% in meno rispetto alle 141.729 richieste inoltrate nel mese di aprile 2013. Lo comunica sempre l’Inps che ricorda come dal 1° gennaio 2013 siano entrate in vigore le nuove prestazioni ASpI e mini ASpI. Pertanto, le domande che si riferiscono a licenziamenti avvenuti entro il 31 dicembre 2012 continuano ad essere classificate come disoccupazione ordinaria, mentre per quelli avvenuti dopo il 31 dicembre 2012 le istanze pervenute sono classificate come ASpI e mini ASpI.
Carlo ParetoAvanti! Online · 19/06/2014
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