giovedì 24 aprile 2014

Una corrente organizzata della sinistra PD? | Pensalibero.it

Una corrente organizzata della sinistra PD?

Claudio Bellavita

non in base a denominazioni di origine, che non significano più niente salvo portare a una divisione tra fiamminghi e valloni.
295060_PD bandieraHo letto,apprezzato e meditato la nota di Bazzocchi e il commento di Turci. E’ il manifesto per la costituzione di una corrente organizzata di sinistra del PD, che sarebbe cosa giusta e opportuna anche perchè i troppi partitini alla sinistra del pd non riescono a elaborare una proposta comune credibile, continuano a essere appesantiti dalle storie personali di leader più o meno mancati e tutti inadeguati e il possibile fallimento nel raggiungimento del quorum per la lista Tsipras potrebbe disperdere un patrimonio di militanze lasciando solo dei movimenti tematici che rifiutano l’impegno nei partiti e si lasciano infiltrare dai black bloc (i notav) oppure vanno a ingrossare l’area dei grillini (troppi militanti dell’acqua pubblica). Quindi, ben venga la proposta di Bazzocchi, che trovo molto migliore dell’idea di dotarsi di una ennesima “società fabiana”, ma che bisogna trovare la forza di far crescere indipendentemente dai tentennamenti degli attuali “arenziani” dei vertici PD, velleitari e troppo legati alle necessità di perpetuare le posizioni personali di uno dei tanti gruppi sconfitti nella storia della sinistra e del PD: insomma, gli interlocutori operativi è meglio cercarli nell’area civatiana che in quella dei poco credibili burocrati dell’apparato dalemiano. E poi, dopo tanti anni dalla prima “cosa” sarebbe anche ora di organizzarsi in base a proposte politiche e non in base a denominazioni di origine, che non significano più niente salvo portare a una divisione tra fiamminghi e valloni. Avrete tanti grossi problemi, tra cui l’ostilità del corpo del PD a sentir parlare di correnti organizzate, e l’incapacità genetica di Cuperlo e Fassina a organizzare un corrente stabile.
Quindi vi faccio molti auguri, anche se non vi seguo, e mi permetto di farvi un “reportage” dall’interno del PD che conosco, e frequento piuttosto intensamente da 5 anni.
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venerdì 18 aprile 2014

Renzi annuncia bonus 80 euro "Alla faccia di gufi e rosiconi"


Immagine notizia "Alla faccia dei gufi e dei rosiconi abbiamo mantenuto la parola data". Matteo Renzi si presenta in sala stampa a palazzo Chigi, con un po' di ritardo rispetto all'annunciata #oraics, e snocciola le decisioni prese dal Consiglio dei ministri: da maggio il bonus di 80 euro con la riduzione dell'Irpef riguardera' "i cittadini che hanno da 8 mila a 26 mila euro", una misura che sara' "strutturale". A copertura dei 6,9 miliardi necessari per il 2014 e dei 14 miliardi per il 2015 una serie di tagli alla spesa che riguarda la Pubblica amministrazione, gli stipendi pubblici alti, la Rai, i ministeri, le autoblu e gli stipendi delle alte cariche della magistratura, ma non la salute su cui c'e' stata una vera e propria alzata di scudi del ministro Beatrice Lorenzin. "Andiamo avanti come treni" assicura poi Renzi in una conferenza stampa punteggiata da annunci su twitter. La riunione del consiglio dei ministri non e' stata indolore, i ministri hanno difeso a spada tratta i loro capitoli di spesanodali per il funzionamento della macchina dello Stato. Si e' cercata e trovata una mediazione. Ma alla fine il bonus c'e'. "Oggi inizia un percorso di riorganizzazione della spesa e un nuovo rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione" spiega il premier. Il filo conduttore e' chiaro: "Stiamo restituendo agli italiani qualcosa che e' degli italiani. Lo facciamo stringendo cinghia alla politica e all'amministrazione". Anche se gli interventi di natura fiscale per gli incapienti e le le partite Iva saranno prese "nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". (AGI) (AGI) - Roma, 18 apr. - Stringere la cinghia comporta tagli a diversi settori. "Ogni ministero potra' avere al massimo 5 auto blu. Questo vuol dire che i sottosegretari vanno a piedi", annuncia come primo esempio. E poi ci sara' un "tetto di 240 mila euro insormontabile per i dirigenti della pubblica amministrazione". Inoltre "tutte le spese degli enti locali dovranno essere on line entro 60 giorni". E saranno portate "da ottomila a mille le municipalizzate nel giro di tre anni". Il programma degli F35 subira' una "revisione per 150 milioni". Un capitolo riguarda la Rai, che "e' chiamata a concorrere al risanamento con tutti gli altri, con un contributo di 150 milioni di euro", per questo il governo ha "autorizzato la Rai a vendere, se lo vorra', Raiway e autorizzato a riorganizzare le sedi regionali". E uno le banche: "Bankitalia, con la rivalutazione delle quote al 26% ci sara' un contributo importante dalle banche". Renzi cambia verso anche nei rapporti con le toghe e risponde alle critiche della magistratura al taglio ai maxistipendi: "Io rispetto il principio di separazione e mi aspetto che i giudici non commentino il processo di formazione di leggi che li riguardano o che loro immaginano che li riguardi". Insomma, "io ho grande stima e rispetto della magistratura italiana, ma non e' un attentato all'indipendenza della magistratura dire che si puo' passare da 311 mila euro all'anno a 240 mila euro". Immediata la replica dell'Anm: "Cosi' comesi possono commentare e criticare le sentenze, si possono commentare e criticare le leggi" ribatte il presidente Rodolfo Sabelli. Per i provvedimenti all'esame delle Camere il premier non teme imboscate. Invita M5s a contribuire, non vede problemi nelle modifiche al dl lavoro e si dice certo che con Ncd si trovera' una sintesi: "lo do' per scontato". Anche sulle riforme "non temo slittamenti e vedo un buon clima" per cui la legge elettorale potra' essere varata entro l'estate... "del 2014" precisa. A fine giornata Renzi si dice "felice" per il "primo passo di una vera rivoluzione" finalmente compiuto. "Da oggi c'e' un'Italia piu' semplice" afferma "con il sorriso". Poi esce in piazza Colonna e si concede un bagno di folla prima della pausa di Pasqua.
Fonte (AGI) .Vai sul sito di AGI.it

martedì 15 aprile 2014

Fondi sovrani assenti. E' questione di scala

Con molto denaro a disposizione e staff limitati, questi operatori privilegiano i target di grandissime dimensioni
di Bernardo Bortolotti, direttore del Sovereign Investment Lab della Bocconi
È ancora fresca nella nostra memoria l’immagine del premier Enrico Letta che sventola soddisfatto l’assegno da cinquecento milioni di euro di ritorno dalla sua missione in Kuwait. Si trattava in realtà di un magro bottino, visto che quella cifra rappresenta ciò che i fondi sovrani del Golfo spendono mediamente in una singola operazione, non per un intero paese. Al di là dei fatti di cronaca, l’Italia è certamente fanalino di coda nella classifica degli investimenti dei fondi sovrani in Europa. Secondo i dati del Sovereign investment lab, fino ad ora sono state realizzate operazioni per un controvalore di solo 5,4 miliardi di euro, contro i 25,2 della Germania, i 21,3 della Francia e i 13,3 della Spagna.
Che cosa spiega questo ritardo? Certamente i soliti ostacoli di natura istituzionale, i costi della burocrazia, l’incertezza del diritto e tutti gli altri fattori che frenano gli investimenti diretti dall’estero. Esiste però una barriera specifica che è rilevante nel caso dei fondi sovrani: la dimensione delle nostre imprese, troppo piccole per apparire nei loro radar. Per una ragione banale: con ingenti risorse finanziarie (oltre 3.500 miliardi di dollari in gestione) e uno staff limitato, i fondi tendono a concentrarsi su pochi dossier, anche per risparmiare costi di gestione e i costi fissi della due diligence. Non a caso, non appena la dimensione dei nostri target supera una certa soglia, ritroviamo tutti i principali sovrani anche in Italia. Sono, infatti, azionisti importanti nelle nostre (poche) grandi aziende (Eni, Finmeccanica, Mediaset), nelle maggiori banche (Unicredit) e soci di maggioranza e promotori di alcuni dei più grandi progetti di sviluppo immobiliare (Porta Nuova a Milano e Costa Smeralda).
Essendo poche le grandi imprese, i fondi sovrani sono poco presenti. E la loro assenza è per certi versi paradossale dato che la valutazione dei nostri asset è oggi ai minimi storici e tante imprese, strette dalla morsa del credito, faticano a reperire capitale freschi. Chi conosce i fondi sovrani sa quanto apprezzano i marchi delle nostre imprese e sa anche che in questa fase di incertezza stanno valutando opportunità anche nei mercati delle economie mature. L’interesse potenziale c’è, ma per aprire il canale dell’investimento è fondamentale abbattere la barriera dimensionale e individuare progetti di scala adeguata.

Una possibile strategia è selezionare una serie di imprese di medie dimensioni, leader in nicchie di mercato e quindi già orientate all’export, che possano crescere ulteriormente in sinergia con il fondo sovrano investitore. Sfruttando il network del fondo, l’impresa italiana ottiene, assieme ai capitali freschi, accesso a nuovi mercati di sbocco e un percorso di crescita. I grandi fondi sovrani cinesi e del sud-est asiatico sembrano particolarmente adatti a svolgere questo ruolo di partner strategico.
Un altro strumento da considerare è il fondo dedicato ad aziende italiane ad elevato potenziale di crescita finanziato da un consorzio di fondi sovrani e altri investitori istituzionali di lungo termine. Attraverso questo veicolo, i fondi sovrani e gli altri soggetti che partecipano alla joint-venture realizzano investimenti ingenti sul nostro mercato mantenendo una buona diversificazione del rischio. Non da ultimo, utilizzando la formula dell’investimento indiretto, mitigano quei rischi di interferenza politica che spesso hanno ostacolato l’investimento cross-border dai paesi emergenti. Un doppio dividendo, economico e politico.
  Fonte il Quotidiano della Bocconi

giovedì 10 aprile 2014

Camere di Commercio a rischio soppressione: ad annunciarlo è il premier Renzi, mentre Rete Imprese Italia propone la riforma.


Rischiano la chiusura le Camere di Commercio italiane: ad annunciare la possibile soppressione è stato il premier Matteo Renzi alla vigilia del varo del Documento di Economia e Finanza (DEF), con il quale il Governo cerca di far quadrare i conti nel rispetto dei vincoli europei e delle promesse in tema di tagli alla spesa pubblica:

«non vorrei si pensasse che abolito il CNEL, le province e il Senato mi tranquillizzerò: per me quello è l’antipasto: dopo il Cresci-Italia e il Salva-Italia, è giunto il momento dello Sforbicia-Italia: il primo passo sarà la creazione di un elenco di organismi inutili da cancellare subito».


Se davvero fossero abolite, le Camere di Commercio (oggi Enti autonomi di diritto) sarebbero accorpati, trasferendone funzioni agli uffici dei Comuni e dei Ministeri. Un passaggio che però non piace affatto alle Associazioni che compongono Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), per le quali la soppressione delle Camere di Commercio sarebbe un grave errore perché:

«costituiscono uno strumento importante ed essenziale che in questi anni ha sempre accompagnato e sostenuto le imprese italiane e ha svolto un ruolo prezioso nella lunga crisi attraversata dalla nostra economia. Il sistema camerale si può e si deve riformare, con l’obiettivo di raggiungere una maggiore efficienza, tuttavia, la sua eliminazione sarebbe un grave errore: le funzioni che le Camere svolgono attualmente verrebbero infatti disperse tra numerosi enti, con il rischio di accumulare ulteriori inefficienze e complessità burocratiche».

Fondamentale, secondo le Associazioni, è non confondere le funzioni con i soggetti:

«le imprese, in particolare quelle di piccola dimensione, hanno necessità di disporre di funzioni di certificazione dei soggetti economici che oggi sono svolte dal Registro delle Imprese presso le Camere di commercio e che da questo database derivano. Così come hanno necessità di disporre di funzioni di promozione per l’internazionalizzazione, per il sostegno al credito, per la creazione di reti, per lo sviluppo delle economie locali. Per svolgere questi compiti, se non ci fossero, dovremmo costituire delle Camere di Commercio. D’altro canto, organismi come le Camere di Commercio italiane esistono in tutti i Paesi OCSE e in tutta l’Unione Europea e sono un felice connubio pubblico-privato».

Piuttosto che una soppressione, si dovrebbe invece operare una revisione delle Camere di Commercio:
«Rete Imprese Italia ritiene però che una sana spending review sia auspicabile anche nel sistema camerale. Questa riforma dovrebbe intervenire su quattro punti principali
  • razionalizzazione del numero delle Camere di Commercio;
  • riordino delle aziende speciali controllate;
  • miglioramento del processo di governance;
  • individuazione delle funzioni di servizio prioritario per le


mercoledì 9 aprile 2014

Cartelle di pagamento: nuovo modello di reclamo





Come cambia il modello della cartella di pagamento con l'entrata in vigore della nuova mediazione tributaria. *Fonte PMI
La Legge di Stabilità 2014 ha apportato modifiche importanti alla mediazione tributaria – articolo 1, comma 611, lett. a), della Legge 27 dicembre 2013, n. 147 – ovvero all’istituto che consente di chiudere le liti fiscali di importo fino a 20mila euro con la riduzione al 40% delle sanzioni.=> Mediazione tributaria 2014: come cambia
Cartella di pagamento
Di conseguenza si è reso necessario un aggiornamento delle avvertenze che accompagnano i ruoli, ovvero sono state introdotte delle modifiche al modello della cartella di pagamento, ai sensi dell’art. 25 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. Così il provvedimento n. 47595/2014 dell’Agenzia delle Entrate ha riportato le novità della mediazione tributaria nelle avvertenze delle cartelle di pagamento dove è stata rinnovata la sezione relativa alle modalità di presentazione del reclamo-mediazione e del ricorso.=> Entrata in vigore della nuova mediazione tributaria
Nuova mediazione tributaria
Ricordiamo le novità relative alla mediazione tributaria:
  • la presentazione del reclamo (ovvero l’istanza di mediazione) è condizione di procedibilità e non più di ammissibilità del ricorso;
  • la riscossione e il pagamento delle somme dovute in base all’atto impugnato sono sospesi ex lege in pendenza del procedimento di mediazione, a prescindere dalla presentazione di un a richiesta di parte;
  • l’applicazione delle “disposizioni sui termini processuali”, quali ad esempio le regole per il computo dei termini e la sospensione nel periodo feriale di cui alla legge 7 ottobre 1969, n. 742, anche al termine di 90 giorni, entro il quale deve concludersi il procedimento di mediazione;
  • la mediazione produce effetti anche sui contributi previdenziali e assistenziali, per i quali non sono dovuti né sanzioni né interessi.=> La mediazione evita la commissione tributaria
    Per maggiori informazioni consulta il provvedimento n. 47595/2014 dell’Agenzia delle Entrate