Con l'avvicinarsi del 17 Marzo 2011, data in cui orgogliosamente le scuole italiane festeggeranno il 150° anniversario dell'unità d'Italia, ci troviamo ad affrontare questa ricorrenza con tantissimi interrogativi e incertezze. Anche le cose più semplici e scontate sembrano problematiche e controverse. Il Ministro della Pubblica Istruzione in un primo momento si era espressa, con animo patriottico e unitario, per la chiusura delle scuole il 17 Marzo, poi ha revocato tale chiusura, generando disorientamento e perplessità.
Tra blocchi contrattuali scaduti da più di un anno, blocco degli scatti di anzianità, fallimento delle sperimentazioni sulla valutazione delle scuole e dei docenti,sentenza della Corte Costituzionale sulla illegittimità del comma 4 ter dell’art.1 del decreto legge n.134/09 ,convertito in legge n.167/09,riguardante le graduatorie ad esaurimento del personale docente, impossibilità di bandire il concorso per Dirigenti Scolastici, problemi di democrazia e rappresentanza interna, tagli continui del personale docente e ata ,non possiamo certamente affermare che la scuola dell'autonomia goda di ottima salute.
La scuola italiana non ha saputo passare correttamente da un assetto centralista ad un assetto autonomo, sia per l'impreparazione della sua classe dirigente e sia per una scelta sbagliata dei tempi.
L'autonomia scolastica avviata con la modifica, a stretta maggioranza di centro-sinistra, del Titolo V della Costituzione, non è stata, a mio parere, giustamente interpretata ed adeguatamente progettata. Sono scientemente convinto di due cose :
- Un sitema scolastico autonomo è fortemente influenzato dall'epoca storica in cui viene impiantato e dall'assetto socio-culturale del territorio in cui questo deve innestarsi.
- L'istituzione scolastica che gode di autonomia deve essere valutata secondo procedure di accountability da professionisti esterni anche al territorio in cui opera la scuola.
L'autonomia scolastica nasce in Italia, in un periodo storico poco propizio ed in un territorio in cui il problema della questione meridionale non solo non è stato mai risolto, ma viene stigmatizzato dallo straripare del fenomeno leghista.L'incapacità degli amministratori pubblici del sud ad amministrare la cosa pubblica viene messa in evidenza come fosse una tara genetica, che non può ricadere sui virtuosi amministratori del Nord.
Si ignorano 150 anni di sfruttamento dei popoli meridionali a favore dell'arricchimento del Lombardo-Veneto.
Si ignora, a mio modo di vedere le cose, consapevolmente, che la questione meridionale non è mai stata risolta, ma è servita al Paese, per fornire facilmente braccia per rendere industrializzato ed avanzato il Nord, e fini intelligenze per far funzionare bene scuole, ospedali e la funzione pubblica.
Prima di modificare il Titolo V della Costituzione, si sarebbe dovuto equilibrare il gap tra Nord e Sud d'Italia, come è avvenuto tra la Germania Ovest e la Germania Est dopo la caduta del Muro di Berlino.
In seconda istanza, è paradossale per non dire comico che si stia pensando di introdurre la valutazione delle scuole e dei docenti con modalità autoreferenziali. Penso che per avere una valutazione seria e ponderata il compito spetti ad un'agenzia esterna che sentiti i pareri delle varie componenti interne, esaminato e monitorato l'effettivo lavoro svolto dalla scuola possa esprimere un giudizio reale e non influenzato dai legami e poteri del territorio.
Oggi, sopratutto nel sud d'Italia , la scuola autonoma funziona male e produce risultati peggiori della scuola centralizzata e la sua autonomia è servita solamente a dare poteri forti a Dirigenti Scolastici e ad abbattere completamente la partecipazione democratica.
Qualcuno spera che con il compimento della riforma Federalista dello Stato l'autonomia scolastica troverà il suo collocamento naturale, io penso che per il mezzogiorno sia un grosso problema.
Sono 150 anni che è stata fatta l'ITALIA, ma ancora bisogna fare gli italiani,e poi l'Italia non è la Svizzera.
Fonte AetnaNet Lucio Ficara lucio
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