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Sono passati 60 anni dal 25 marzo del 1957, il giorno dei Trattati di Roma che istituirono
la Comunità Economica Europea, primo nucleo dell’Unione. E a
distanza di 60 anni gli europeisti sono profigura di riferimento delnti a
rilanciare – con una grande manifestazione a Roma, il 25 marzo
– la prospettiva dell’unità europea dal punto di vista non solo economico ma
anche politico. «Vogliamo una Repubblica democratica europea, con un governo
indicato dai cittadini, che risponda al Parlamento» sintetizza Antonio Longo,
direttore dell’Unità Europea, mensile del Movimento Federalista Europeo,
e figura di riferimento dell’MFE in provincia.
«Il 25 marzo sta diventando una data importante nell’agenda politica
europea: nel 60esimo anniversario dei Trattati di Roma c’è un movimento che
rilancia la necessità di chiarire cosa intende fare l’Europa “da grande”»
spiega Longo. «Dopo dieci anni di crisi economica, dopo la Brexit e l’avvio
della presidenza Trump, l’Europa è chiamata oggi a dare una nuova risposta
politica complessiva: deve avanzare, non rimanere ferma come è avvenuto negli
ultimi 10 anni. Avanzare significa fare passi in avanti sulla politica
estera, sulla Difesa comune, soprattutto sulle risorse fiscali proprie che
sono necessarie per sostenere le politiche. Bene, ora i federalisti vogliono
portare in piazza la gente per dire che esiste una opinione pubblica che
vuole una Europa più unita e solidale, che presuppone il passaggio a una
vera Federazione: dobbiamo andare oltre la sovranità sulla moneta, per
condividere lasovranità su politica estera e difesa. Vogliamo mostrare,
insomma, che sta nascendo un popolo europeo, anche in contrapposizione ai
nazionalismi e ai populismi che vogliono invece erigere i muri e isolare i
singoli Paesi. Vogliamo una Repubblica democratica europea, con un governo
indicato dai cittadini, che risponda a un Parlamento eletto direttamente dai
cittadini».
Longo sottolinea che la risposta deve essere istituzionale (con la piena
democratizzazione delle istituzioni europee) ma anche incentrata su politiche
ambientali, economiche: «Serve un grande new deal europeo su ambiente e
ricerca, per una Europa che guardi al futuro. E insieme a sicurezza e a
sviluppo, la terza parola necessaria è democrazia: la democrazia nazionale è
oggi insufficiente a rispondere alle sfide di oggi, come risposta serve più
democrazia nell’Unione».
Longo sottolinea un dato che è diventato sempre più chiaro: mai come
nell’ultimo biennio alla dicotomia classica tra sinistra e destra si è
sostituita quella tra europeisti e antieuropeisti. È una contrapposizione
che ha visto la seconda componente – i «sovranisti» – divenire più forte e
vincente. «Se stiamo al mondo politico è chiara la componente degli oppositori:
la Lega Nord, il Movimento 5 Stelle e una parte della destra. Un fronte che
risponde a parole d’ordine semplificate e inattuabili, pronunciate forse nella
consapevolezza che non si tratti di proposte fattibili ma di strumenti
elettorali. A partire dall’uscita dall’Euro: non si può uscire dalla seconda
moneta al mondo, per ritrovarsi con una moneta esposta alle oscillazioni».
D’altra parte alla forza e capacità attrattiva delle forze populiste (o più
genericamente euroscettiche) fa da contraltare la crisi evidente di molte delle
principali forze europeiste di centrosinistra e centrodestra, della tradizione
popolare e liberale e di quella socialdemocratica. «Il fronte europeista è
oggi incerto: in Italia nel Pd si è ripreso a discutere di Europa, ma credo
in modo confuso,anche positivo che Renzi si sia esposto chiedendo delle
primarie per designare il candidato socialista alla Presidenza Commissione
Europea. Qualcuno inizia a capire che è ora di investire per creare veri
partiti europei».
All’estero si attendono prove elettorali importanti… «Certamente
interessante è la situazione della Francia, con un candidato europeista
come Macron che cresce nei sondaggi e potrebbe essere lo sfidante di Marine Le
Pen. È un dualismo che taglierebbe fuori le categorie di centrosinistra e
centrodestra: la partita si giocherebbe per la prima volta tra europeisti e
sovranisti, come preconizzava Spinelli nel manifesto Per un’Europa Libera e
Unita. E come è avvenuto anche in Austria, la scelta tra le due
opzioni diventa chiara e necessaria: quando si pone la domanda al popolo, la
gente accoglie il messaggio, riemerge la voglia di una Europa più forte».
C’è poi il caso della Germania, dove la scelta europeista è meno in
discussione, ma in cui l’intera Europa si gioca molto sul piano delle scelte
economiche… «Si voterà in autunno. Diventerà interessante una sfida con due
campioni europeisti, certamente con scelte diverse dal punto di vista economico
e del rigore. Ma se noi europeisti vinciamo nelle elezioni precedente, a que
punto quelle tedesche non saranno elezioni drammatiche, ma tra due visioni
simili: una più proieattata verso il rilancio, l’altra più orientata al
risanamento».
Anche dalla provincia di Varese partiranno pullman diretti a Roma per la
giornata del 25 marzo. Qui trovate varie
informazioni sull’evento.
di Roberto Morandi roberto.morandi@varesenews
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