Dopo aver fatto tutti la danza della pioggia, unico metodo garantito al 100% per abbattere le polveri sottili, forse è venuto il momento per sederci e discutere di inquinamento cittadino. In maniera non ideologica, se possibile. In maniera da capire come respirare meglio.
Premessa.
Milano sta in una zona, per utilizzare un aggettivo che ci viene tramandato da Aristotele attraverso i pensatori arabi e la Scolastica, “sfigata”. Con le parole di Legambiente: “Lo smog fotochimico accomuna i Paesi europei meridionali. – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – Purtroppo però nella Pianura Padana, a causa di correnti da sud e scarsa ventosità, gli inquinanti tendono a ristagnare”.
E questo è il primo dato. Ora, però, non ci possiamo fermare. Perché se è vero che naturalmente ristagna, non vuol dire che sia una buona ragione per riempire la stanza di fumo. Già, ma di chi è la colpa?
A tale of two cities.
Nell’immagine in alto il raffronto tra Milano e Bruxelles. Sono due città postindustriali, in cui la componente di fabbrica è in crollo. Un numero di abitanti paragonabile. Un aeroporto trafficato vicino (Milano ne ha due, ma Malpensa è abbastanza lontano). Insomma, possiamo fare un raffronto. E dal raffronto emerge che la differenza, come inquinanti, la fanno i riscaldamenti. Attenzione, si parla di TUTTI gli inquinanti. Questa è una prima, importante differenza, non ci si ferma alle PM10. Queste sono molto insidiose, certamente, ma non sono le uniche. Ed in ogni caso ne producono più i riscaldamenti delle automobili. Questa considerazione è importante, perché ci dà un punto di partenza: se dovessimo punire qualche comportamento, dovrebbe essere quello di tenersi caldaie vecchie. Non macchine vecchie. Solo che le seconde le vedi, le prime no. Quindi abbiamo deciso di punire le macchine. E come è andata a finire?
Milano e la lotta contro le auto.
Non benissimo, se vediamo i dati dell’inquinamento. Molto bene se vediamo i dati dei veicoli circolanti. I dati per lo smog sono noti: abbiamo finito i giorni di sforamento consentiti. I dati delle macchine dicono che ci sono 12 mila accessi in meno al giorno (come dice lo stesso Comune di Milano). Le due cose sommate ci lasciano perplessi. Ecco perché la questione va approfondita. I varchi in città sono 186. Quelli monitorati (da cui vengono i numeri di cui sopra) sono 13. Da poco siamo passati ad una ventina. È abbastanza evidente che le auto che non entrano più da questi venti entrano dagli altri 166. Però prendiamo per buono il fatto che, almeno i non milanesi, per evitare le multe in città non vengano proprio. L’aria non è migliorata poi di molto. Per dirne una, le giornate di inquinamento oltre soglia erano 50 ad ottobre. Il record negativo è del 2017 con 92. Le piogge di fine anno hanno aiutato, ma i numeri restano alti. Quindi abbiamo diminuito (probabilmente) le macchine, ma l’inquinamento, se è sceso, è stato di poco.
Inquinanti, microinquinanti e nanoinquinanti
Abbiamo detto che i numeri restano alti, ma è proprio così? In realtà a Milano si respira costantemente meglio da inizio millennio. I numeri, elaborati da un’associazione di cittadini, ma liberamente accessibili (http://arcipelagoareac.it/GraficiARPA/) dicono che, costantemente e senza salti, gli inquinanti stanno diminuendo. Quelli rilevati, almeno. Già, perché non sono tutti. Ogni volta che ne sconfiggiamo uno, la scienza ce ne segnala un altro. È il caso delle PM10, che oggi stanno lasciando il posto alle PM2, molto più piccole, molto più insidiose. Come afferma Paride Mantecca, professore associato del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra (Disat) dell’Università degli Studi Milano Bicocca (“Polveri in ambiente e rischio per la salute”): “Dobbiamo riuscire a prestare più attenzione ai particolati di dimensioni più piccole, alle particelle ultrafini e alle nanoparticelle perché più le frazioni sono piccole, più gli effetti negativi sulla salute si accentuano. Questo spiega anche perché la diminuzione del Pm10 non è stata accompagnata da un calo dei ricoveri o delle patologie associate al particolato”.
Riassumendo, cerchiamo di analizzare la situazione per punti:
- Milano è in una zona difficile per l’inquinamento.
- La stanza in cui siamo, poco ventilata, si riempie di fumo a causa soprattutto del riscaldamento. Ma viene considerato più vantaggioso colpire le automobili. Probabilmente perché alle auto esiste un’alternativa pubblica, al riscaldamento no (e dove la caldaia è del comune la situazione è addirittura peggiore).
- Le misure contro le auto non stanno contribuendo in maniera determinante, ma non possiamo escludere che una mano l’abbiano data.
- Il trend degli inquinanti è positivo.
- La scienza è però un passo avanti, ed ogni volta che riduciamo un inquinante ne trova un altro.
- C’è probabilmente una morale in tutto questo, ma a determinarla è la nostra visione del mondo, non i dati.
In conclusione.
Non abbiamo soluzioni. E questo ci pone nella spiacevole situazione di non poter chiudere l’articolo con la sparata miracolosa. Quella che chiude le quinte e vi manda a casa felici. Siamo però qui a farvi riflettere su un dato di realtà: non possiamo dividerci in tifoserie. E non dobbiamo usare Milano come uno stadio. Non c’è un derby da vincere: c’è una città in cui vivere meglio. A partire dall’aria che respiriamo.
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