sabato 21 febbraio 2015

Sanità, trecento in marcia contro la Regione


Firenze: non piacciono i tagli e l’idea di creare tre supercommissari. Ma la riforma ancora non parte


FIRENZE. I sindacati di base e i comitati provenienti da mezza Toscana hanno sfilato sabato 21 febbraio per le strade di Firenze contro la riforma della sanità regionale. Una manifestazione all'insegna dello sberleffo e dell'ironia che ha contato almeno 300 partecipanti. Ad aprire il corteo c'era uno striscione con scritto “3 megadirettori: la Troika della sanità toscana”. E questi tre megadirettori vestiti da Banda Bassotti giravano a spasso per il corteo con in mano tre grosse forbici.



Un'altra immagine della...
Un'altra immagine della manifestazione contro la riforma

Stavano a simboleggiare i tagli ai servizi sanitari, ma soprattutto i tre super-commissari delle tre mega Asl che la riforma pensata dalla giunta regionale vuole portare a compimento. Ma la riforma non c’è. Peccato, però, che il tanto annunciato provvedimento che avrebbe anche azzerato tutti i direttori generali, amministrativi e sanitari delle attuali 12 aziende sanitarie locali, ancora non ci sia. La partenza della riforma scritta nera su bianco nella proposta di legge era prevista per il 1° marzo. Mancano pochi giorni, ma il documento è ancora in discussione alla commissione sanità del consiglio regionale. Intanto la legislatura sta per finire. A fine marzo il consiglio regionale si scioglie e non potrà più approvare nessuna legge.

L’assessore Maroni. L'assessore alla sanità Luigi Marroni, però, si dice fiducioso che il parlamentino di Palazzo Panciatichi riesca comunque ad approvare la riforma. «Se non passerà, il sistema del servizio pubblico imploderà, taglia corto Marroni. E conti alla mano la manovra Renzi riduce di 350 milioni il bilancio della sanità toscana per l'anno in corso. La data del 1° marzo, però, può essere spostata anche di un mese. Basta una piccola correzione al testo e la riforma può scattare dal 1° aprile. Anche se c'è di mezzo l'approvazione del consiglio regionale. E potrebbero arrivare le modifiche al testo proprio negli ultimi giorni di legislatura. La manifestazione. Ma i manifestanti non hanno fatto tutti questi calcoli. Il corteo è partito da piazza della Libertà alle 15,30, è passato davanti al palazzo del consiglio regionale per arrivare fino alla sede della giunta dietro il Duomo. C'erano operatori sanitari, infermieri, medici e gente comune arrivati da Massa, Pisa, Viareggio, Lucca, Firenze, Pistoia, Prato e Arezzo. Sventolavano le bandiere dei Cobas e c'era uno striscione del comitato 21 marzo del Quartiere 3 di Firenze che rivuole il presidio sanitario che gli è stato tolto. A solidarizzare con i manifestanti si sono visti esponenti di Rifondazione comunista e di Sinistra ecologia e libertà che fanno le prove di coalizione per le elezioni. La mobilitazione è finita con una merenda con frittelle e schiacciate davanti al portone di Palazzo Strozzi Sacrati.

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mercoledì 18 febbraio 2015

Il Treno Irpino del Paesaggio "Viaggio nella memoria".

«Giornata nazionale delle ferrovie dimenticate in irpinia: domenica 8 marzo 2015» 
«Fernanda Ruggiero ha scritto :Se è nata lì può nascere anche da noi ...Candidiamo Ruvo del Monte (Stazione) Lagopesole Borgo Sarnelli (Stazione) come pista ciclabile ? Vieni a dire la tua opinione e collaborazione l'8 Marzo a Ruvo del Monte ! Vi aspetto !»


«Iniziativa a cura di: In_loco_motivi ass.turistico-culturale; Amici della Terra Club dell'Irpinia/onlus; Cgil Avellino; Rosso Fisso associazione di promozione sociale; IrpiniaTurismo associazione di promozione territoriale, Irpinando.it promozione territoriale.
Tratta interessata: Avellino - Rocchetta Sant'Antonio.
Punto di ritrovo: Stazione Ferrovie dello Stato, Via Francesco Tedesco, Rione Ferrovia, Avellino.
Orario: 8.10.
Descrizione: Il treno del paesaggio irpino. "Viaggio nella memoria". L'evento mira alla conoscenza della tratta, che è poi scoperta dei territori irpini, e delle possibilità culturali, paesistiche ed enogastronomiche che l'Irpinia offre. Il viaggio in treno sarà organizzato come una continua scoperta delle terre d'Irpinia, il treno stesso sarà occasione di eventi che si svolgeranno nelle carrozze durate il viaggio (concerti, racconti teatrali, lezioni di geografia). Verranno presentate associazioni operanti in modo virtuoso nel territorio, aziende e prodotti del territorio stesso, artisti irpini.
Note: Un viaggio per la rivitalizzazione di una importante e storica linea ferroviaria nell'ambito di un integrato progetto di riutilizzo ai fini prioritariamente turistici. Guida l'intera proposta, una visione di politica ambientale che pone l'accento sulla necessità di perseguire soluzioni strategiche che ridiano senso infrastrutturale ed economico alla più antica linea ferroviaria dell'Irpinia e tra le più antiche della Campania , inaugurata nel suo intero percorso il 27 ottobre del 1895. Se all'origine divenne luogo privilegiato per il trasporto delle grosse cisterne di vino prodotto nei territori attraversati, ed in seguito, le sue stazioni hanno rappresentato il prodromo dei luoghi della emigrazione verso la speranza "amara" di un futuro meno povero, oggi il "ramo secco" di TrenItalia può fornire nuovi germogli vitali. Una politica di programmazione basata sulla amplificazione di un turismo ambientale deve portare ad immaginare la tratta ferroviaria, il cui valore di percezione paesaggistica che offre è notevole (e probabilmente da solo vale un viaggio), come una vera e propria infrastruttura di servizio alla conoscenza diretta delle qualità paesaggistico, culturali, artigianali ed enogastronomiche dell'Irpinia.»

FOTO ( Fonte http://www.lestradeferrate.it/mono2/2rapone.htm)





San Fele24ore: Il Treno Irpino del Paesaggio "Viaggio nella memor...:

domenica 1 febbraio 2015

Licenziamento: quando è possibile con il nuovo art. 18

Per gli assunti con contratto indeterminato a tutele crescenti cambia l'articolo 18: quali sono i nuovi motivi di licenziamento possibili, le risposte del Ministero.
forum lavoro 2015
Superamento del periodo di comporto, scarso rendimento, mancato superamento della prova, sproporzione fra il fatto accertato e la sanzione applicata: tutti casi specifici di licenziamento sui quali il ministero del Lavoro spiega in che modo ha effetto il nuovo articolo 18 per i neo assunti con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Si tratta di precisazioni importanti, perché riguardano fattispecie frequenti, alle quali è utile saper abbinare la corretta norma. Il ministero ha risposto a una serie di quesiti posti nel corso di Forum Lavoro 2015, organizzato ai Consulenti del Lavoro.

=> Guida al contratto indeterminato a tutele crescenti

Licenziamento per scarso rendimento
Cominciamo da un caso che può determinarsi proprio a causa delle novità legislative, ovvero il licenziamento per scarso rendimento del neo assunto: rientra fra le tutele crescenti? E’, quindi, fra le fattispecie di licenziamento illegittimo che prevedono l’indennità al posto del reintegro? La risposta è affermativa: sì. Questa tipologia di licenziamento rientra effettivamente fra le ipotesi di licenziamento disciplinare previste dal decreto.

=> Licenziamento e conciliazione, tutte le novità del Jobs Act

Si tratta di un cambiamento rispetto alla legislazione precedente: il vecchio articolo 18, che resta applicato ai contratti a tempo indeterminato in essere, per questa tipologia di licenziamento illegittimo prevede il reintegro del lavoratore. Per gli assunti dal 2015, invece, il nuovo contratto indeterminato a tutele crescenti limita il reintegro ai casi in cui il licenziamento per giustificato motivo soggettivo o giusta causa (in parole semplici, il licenziamento disciplinare) sia contestato per insussistenza del fatto materiale. Il ministero conferma che questo significa introdurre la possibilità di licenziare per scarso rendimento.

Licenziamento per mancato periodo i comporto

Qui la situazione è più complessa, e il ministero evidenzia che «sul punto occorre svolgere alcuni approfondimenti». Il decreto applicativo sul contratto a tutele crescenti, in effetti, sembrerebbe ricomprendere questo licenziamento fra quelli possibili senza reintegro, ma viene citato un altro provvedimento, la circolare 3/2013 dello stesso ministero del Lavoro relativa al Dl 76/2013, in base al quale non si ritiene «ricompreso nell’ambito dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo il licenziamento avvenuto per superamento del periodo di comporto ai sensi dell’art. 2110 codice civile». E’ necessario un intervento interpretativo che risolva l’armonizzazione fra le due norme.

Mancato superamento del periodo di prova

Il licenziamento è possibile senza giustificazioni, come del resto già avveniva. Durante il periodo di prova, il lavoratore era e resta licenziabile.

La sussistenza del fatto materiale

E’ l’unico motivo, fuori dai casi di licenziamento discriminatorio e altri casi di nullità, per cui resta il reintegro se il licenziamento disciplinare è illegittimo. Si sottolinea che vale solo per i licenziamenti disciplinari (giustificato motivo soggettivo e giusta causa). Quindi, per i licenziamenti economici, la sussistenza del fatto materiale non è rilevante. Attenzione: la successiva risposta delimita meglio i casi in cui si può applicare il criterio: la sproporzione fra il fatto contestato e il provvedimento di licenziamento non prevede più il reintegro, ma un risarcimento economico.
Si tratta di un punto importante: il ministero, di fatto, sgombra il campo da una possibile interpretazione estensiva. Il nuovo articolo 18 che si applica agli assunti con contratto a tutele crescenti non comporta il reintegro in caso di sproporzione fra fatto contestato e motivo di licenziamento.  C’è una successiva risposta che rafforza ulteriormente il concetto: al giudice «resta estranea ogni valutazione circa la sproporzione del licenziamento». Questo, anche nel caso in cui il fatto materiale contestato risulti essere di nessuna o lieve entità.
Qui si pone, però, un problema di conciliazione con i contratti collettivi di lavoro su cui non sembra al momento ci siano risposte. Cosa succede se il licenziamento avviene per un motivo che il contratto non prevede essere causa di licenziamento?
Un altro “vuoto” normativo viene individuato da un’altra risposta, in cui il ministero rileva che non è chiaro cosa succede per «quei licenziamenti che non sono qualificabili come discriminatori e non sono espressamente dichiarati nulli dalla legge (es. licenziamento per ritorsione).

A chi si applica il nuovo contratto a tutele crescenti

A operai, impiegati o quadri, assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, Lo prevede l’articolo 1 del decreto, che prosegue con una indicazione specifica relativa alle PMI: se viene superata la soglia dei 15 dipendenti (sopra la quale scatta l’articolo 18 per gli assunti a tempo indeterminato), si applica il nuovo articolo 18 (e non il vecchio sistema di reintegro), a tutti gli assunti. Quindi, il nuovo contratto si applica a tutti i neo assunti, e la nuova disciplina del licenziamento si applica anche agli assunti con vecchio contratto a tempo indeterminato delle PMI che superano la soglia dei 15 dipendenti con nuovi contratti a tutele crescenti. Attenzione: sono esclusi invece i dirigenti.

Rivendicazioni

E’ possibile conciliarne diverse con lo stesso verbale (ad esempio, licenziamento e questioni retributive)? La risposta è affermativa, sempre lasciando ben distinte le somme corrisposte a titolo a titolo indennitario, per le quali è specificatamente prevista la non assoggettabilità a contribuzione e a ritenute fiscali.

Deroghe alle modalità di conciliazione

E’ possibile derogare ad alcune delle modalità previste dalla legge, ad esempio su luogo della conciliazione, tempistiche (60 giorni), entità dell’importo offerto (la legge prevede una mensilità per ogni anno di lavoro con un minimo a due e un massimo a 18), modalità di pagamento (assegno circolare)? La risposta è che per introdurre eventuali modifiche occorre tener presente la ratio sottostante la norma: il pagamento tramite assegno circolare, ad esempio, ha l’obiettivo di garantire la certezza del pagamento, ed è quindi sostituibile da qualsiasi altro strumento che raggiunga lo stesso risultato.

Indennizzo economico e ritenute fiscali

Il legislatore ha previsto espressamente che il risarcimento economico non è assoggettato a contribuzione previdenziale, ma non dice nulla sulle ritenute fiscali. Il ministero specifica in una risposta successiva che sulle regole da applicare ad esempio al calcolo dei contributi dovuti in caso di reintegro saranno effettuati gli opportuni approfondimenti con gli istituti previdenziali. (Fonte: le risposte del ministero al Forum Lavoro 2015)

FONTE PMI